Libro di Cielo 30° Volume
Nella mia Divina Volontà la creatura vede con chiarezza il suo nulla e come questo nulla sente il bisogno del Tutto, cioè di colui che la trasse dal nulla per vivere.
Oh, uomo, richiama in te quella Volontà che respingesti! Essa non bada ai tuoi mali, e se la chiami è pronta a prenderne il possesso ed a formare il suo regno in te, di dominio, di pace, di felicità, di gloria, di vittoria per me e per te.
Senza della vita del Fiat la creatura nulla conosce del suo Creatore, si può dire che è analfabeta, e se conosce qualche cosa, sono appena le ombre o qualche vocale, ma non con chiarezza, perché senza della Divina Volontà, luce non vi è, ma sempre notte.
I doni li diamo sempre per effetto del nostro grande amore e dalla nostra somma magnanimità; se ciò non fosse, o volessimo badare se la creatura merita o no, se ha fatto dei sacrifici, allora non sarebbe più dono, ma mercede.
Chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo dono della nostra Volontà sì grande ed infinito.
Con questo dono la creatura si sentirà trasformata: da povero, ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta santa.
Nel Fiat non si può pensare ad altro; il suo dolce incanto, la sua luce che tutto investe, le sue tante verità che come formidabile esercito si schierano intorno, allontanano tutto ciò che alla Divina Volontà non appartiene.
Le nostre conoscenze sul Fiat Divino li farà abituare a vivere da figli, ed allora cesserà ogni meraviglia che il nostro Ente Supremo dà il dono grande della nostra Volontà ai figli suoi. È diritto dei figli ricevere le proprietà del padre, è dovere del padre dare i suoi beni ai figli.