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“Quanto più grande è l’opera che voglio fare in un’anima, tanto più piccola la scelgo”.

Stavo tutta abbandonandomi nelle braccia del mio dolce Gesù, e mentre pregavo vedevo la povera anima mia piccola piccola, ma di una piccolezza estrema, e pensavo tra me: “Come son piccina! Aveva ragione Gesù di dirmi che io ero la più piccola di tutti! Vorrei veramente saperlo se, fra tutti, io sono la più piccola ...”.

Ora, mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno, mi faceva vedere che prendeva nelle sue braccia questa piccina e se la stringeva forte al suo cuore, e quella si faceva fare ciò che Gesù voleva; e mi ha detto:

“La mia cara piccolina! Ti ho scelta piccina perché i piccoli si fanno fare ciò che si vuole; non camminano da loro, ma si fanno condurre, anzi hanno paura di mettere il piede da soli; se ricevono doni, sentendosi incapaci di custodirli, li depongono nel grembo della mamma. I piccoli sono spogliati di tutto, né ci badano se son ricchi o poveri; non si danno pensiero di nulla. Oh, com’è bella l’età infantile, piena di grazia, di bellezza e di freschezza! Perciò, quanto più grande è l’opera che voglio fare in un’anima, tanto più piccola la scelgo. Mi piacciono molto la freschezza e la bellezza infantili. Mi piacciono tanto, che l'anima la conservo nella piccolezza del nulla da dove è uscita; nulla di proprio faccio entrare in lei, per non farle perdere la sua piccolezza, e così conservarle la freschezza e la bellezza divine, donde è uscita”.

Ond’io, nel sentir ciò, ho detto: “Gesù, amor mio, mi sembra che sono tanto cattiva, e perciò sono così piccola; e Tu dici che mi ami assai perché piccina; come può essere?”.

E Gesù di nuovo: “Piccina mia, nei veri piccoli non può entrare la cattiveria. Sai tu quando incomincia ad entrare il male, la crescenza? Quando incomincia ad entrare il proprio volere; come questo entra, incomincia ad empirsi la creatura, ed a vivere di se stessa, e il ‘Tutto’ esce dalla piccolezza della creatura, e a lei sembra che la sua piccolezza s’ingrandisce, ma [è] grandezza da piangere; non vivendo Iddio del tutto in lei, [ella] si scosta dal suo principio, disonora la sua origine, perde la luce, la bellezza, la santità, la freschezza del suo Creatore. Sembra che cresce dinanzi a sé, e forse innanzi agli uomini; ma innanzi a me, oh, come decresce! Forse si farà anche grande, ma non sarà mai la mia piccina prediletta, che Io, preso d’amore verso di lei, perché si conservi quale l’ho creata, la riempio di me e la faccio la più grande, e nessuno potrà pareggiarla”.

(Libro di Cielo 16° Volume - 10 novembre 1923)