“Figlia mia, per felicitarmi nelle opere mie, voglio parlarti della nobiltà della Volontà mia, dove l’anima può giungere a ciò che può racchiudere se dà l’entrata in sé alla mia Volontà.
La nobiltà della mia Volontà è divina; e siccome è dal cielo, Essa non scende se non in chi trova un nobile corteggio; e perciò la prima che le diede l'entrata fu la mia umanità. La mia Volontà non si contenta di poco ma vuole il tutto, perché vuole dare tutto: e come può dar tutto se non trova tutto per sé, onde potervi deporre tutti i suoi beni? Così la mia umanità le diede il santo e nobile corteggio, ed Essa accentrò in me tutto e tutti.
Vedi, dunque, che per venire a regnare nell'anima la mia Volontà, deve l’anima racchiudere in sé tutto ciò che fece la mia umanità; e se le altre creature hanno partecipato, in parte, ai frutti della mia redenzione, a seconda delle loro disposizioni, questa creatura li accentrerà tutti per formare il nobile corteggio alla mia Volontà, e Questa accentrerà nell'anima l’amore che dà e vuole dare a tutti, per poter ricevere l’amore di tutti e di ciascuno.
Non si contenta di trovare in lei il contraccambio del solo suo amore, ma vuole il contraccambio di tutto: tutti i rapporti che ci sono nella creazione tra il Creatore e la creatura, la mia Volontà li vuole trovare nell'anima dove vuole regnare, altrimenti non sarebbe piena la sua felicità, né troverebbe tutte le cose sue né tutta se stessa. La mia Volontà deve poter dire nell'anima dove regna: ‘Qui trovo la felicità’”.
(Libro di Cielo 16° Volume - 20 giugno 1924)