Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa, insieme col mio dolcissimo Gesù. Lui era tutto bontà e tutto ammirabile. Mi ha preso le mani fra le sue e se le è strette forte al suo petto, e tutto amore mi ha detto:
“Figlia mia, se sapessi che piacere, che gusto sento nel parlarti della mia Volontà! Ogni cosa in più che ti manifesto sul mio Volere è una felicità che sprigiono da me e che si comunica alla creatura, ed io mi sento più felicitato in essa in virtù della mia stessa felicità, perché la specialità caratteristica della mia Volontà è proprio questa: rendere felici Dio e l’uomo.
Non ti ricordi, figlia mia, quanto piacere prendevamo insieme, io nel parlarti e tu nell'ascoltarmi, e come ci felicitavamo a vicenda? Ed essendo la mia Volontà la sola che contiene il germe della felicità, io col manifestarla e l’anima col conoscerla formiamo la pianta ed i frutti della vera felicità imperitura ed eterna, che non viene mai meno. E non solo noi, ma anche quelli che ascoltano o leggono le cose mirabili e sorprendenti del mio Volere sentono il dolce incanto della mia felicità”.
(Libro di Cielo 17° Volume - 20 giugno 1924)