Settembre 23, 1926 (3)
Mi stavo tutta fondendo nel Santo Voler Divino, colla trafittura nell’anima di non aver visto il mio dolce Gesù. Oh, come mentre cercavo di fare i miei atti nel suo Volere, come non lo sentivo insieme con me, mi sentivo strappare un brano di me stessa! Sicché la mia piccola e povera esistenza me la sentivo fare a brandelli senza Gesù, e pregavo che avesse di me pietà e che subito ritornasse alla povera anima mia. Onde, dopo molte stenture[1] è ritornato, ma tanto afflitto per causa della perfidia umana; sembrava che nazioni e nazioni si azzuffassero tra loro, preparando fino i depositi delle armi per combattersi, preparando cose impreviste per far sorgere i combattimenti. Che pazzia! Che cecità umana! Sembra che non abbiano più vista per vedere il bene, l’ordine, l’armonia, ma hanno vista solo per vedere il male; questa cecità tocca loro il cervello e fanno cose da pazzi. Onde nel vederlo così afflitto per causa di ciò, gli ho detto:
“Amor mio, lascia questa mestizia. Tu darai loro lume e non lo faranno; e se occorrono le mie pene sono pronta purché stiano tutti in pace”.
E Gesù, con una dignità e severità, mi ha detto:
“Figlia mia, ti tengo per me, per formare in te il mio Regno del Fiat Supremo, non per loro. Ti ho fatto soffrire fin troppo per risparmiare il mondo, ma [per] la loro perfidia non meritano che io ti faccia soffrire più per causa loro”.
E mentre ciò diceva, pareva che tenesse nelle sue mani una bacchetta di ferro in atto di menarla sopra le creature. Io son rimasta spaventata e volevo sollevare Gesù dalla sua afflizione, e perciò gli ho detto:
“Gesù, vita mia, occupiamoci del Regno del tuo Volere per ora, affinché ti sollevi. Ed io [so] che la tua gioia, la tua festa, è il darti il campo per farti parlare di esso; perciò insieme con me scorrano i tuoi atti nei miei, affinché colla luce del tuo Volere investano più che sole tutte le creature, ed io possa costituirmi atto per ciascun atto, pensiero per ciascun pensiero. Racchiuderò tutto, prenderò come in pugno tutti gli atti loro, per fare tutto ciò che loro non ti fanno, e così troverai tutto in me e la tua afflizione si partirà dal tuo cuore”.
E Gesù, condiscendendo alle mie brame, ha girato insieme con me, e dopo mi ha detto:
“Figlia mia, che potenza contiene la mia Volontà! Essa, come luce, penetra ovunque, si allarga, si dà a ciascun atto, si moltiplica all’infinito; ma mentre fa tante cose, si moltiplica in ciascuna cosa, resta poi sempre una qual è, conservando tutti gli atti suoi senza sperderne uno.
Vedi, figlia mia, il primo piano fatto nella mia Volontà a nome e per tutte le creature, fu fatto dalla Sovrana Regina ed [essa] ottenne il bene sommo a tutte le creature di far scendere sulla terra il sospirato Redentore. Chi ha[2] per tutti, a nome di tutti, e supplisce per tutti, merita beni universali che possono servire a tutti.
Il secondo piano fatto nella Suprema Volontà, fu fatto dalla mia umanità. Abbracciai tutto e tutti come se fosse[ro] uno solo, soddisfeci per tutti, non lasciai nessun atto di creatura senza costituirvi il mio, per fare che al mio celeste Padre completa fosse la gloria, l’amore, l’adorazione per ciascun atto di creatura, e questo impetrò il frutto della mia venuta sulla terra, meritò la salvezza, la santità a tutti; che [se poi] molti non la prendono, la colpa è di loro, non [è] per mancanza del [donatore]. Quindi la mia vita impetrò beni universali a tutti, aprii le porte del cielo per tutti.
Il terzo piano nella mia Volontà lo farai tu, e perciò in tutte le cose che tu fai, ti faccio fare per tutti, abbracciare tutto, supplire a nome di ciascun atto di loro. Il tuo piano deve eguagliarsi al mio, deve unificarsi a quello dell’Imperatrice celeste, e questo servirà ad impetrare il Regno del Fiat Supremo. [A] chi deve fare bene universale, non deve nulla sfuggire, per vincolare il bene che vuol dare a tutte le creature. Gli atti fatti nella mia Volontà, per supplire a tutti, formano doppie catene, ma catene di luce che sono le più forti, le più lunghe, non soggette a spezzarsi. Nessuno può avere abilità di rompere una catena di luce, essa è più che raggio solare che nessuno può frangere, molto più[3] impedirle il passo dove la lunghezza e larghezza del raggio vuol giungere. E queste catene di luce vincolano Dio a dare beni universali, e la creatura a riceverli”.
[1] stenti, neologismo di Luisa
[2] fa
[3] meno
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta