Libro di Cielo - Volume 19°

Aprile 16, 1926 (12)

Come per vivere nel Divin Volere ci vuole il pieno abbandono nelle braccia del Padre celeste. Come il nulla deve cedere la vita al tutto.

Mi sentivo tanto piccola ed incapace di far nulla ed ho chiamato in mio aiuto la mia Regina Mamma, affinché insieme con me potessimo amare, adorare, glorificare il mio sommo ed unico bene per tutti e a nome di tutti. In questo mentre mi son trovata in un’immensità di luce e tutta abbandonata nelle braccia del mio Padre celeste, anzi tanto immedesimata come se formassi una sol cosa con lui, in modo che non sentivo più la mia vita, ma quella di Dio. Ma chi può dire ciò che provavo e facevo?

Onde dopo di ciò, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:

“Figlia mia, tutto ciò che hai provato, il tuo pieno abbandono nelle braccia del nostro Padre celeste, il non sentire più la tua stessa vita, è l’immagine del vivere nel mio Volere, perché per vivere in esso [la creatura] deve vivere più di Dio che di se stessa, anzi il nulla deve cedere la vita al Tutto per poter far tutto ed avere il suo atto in cima di tutti gli atti di ciascuna creatura.

Tale fu la vita della mia Mamma divina. Essa fu la vera immagine del vivere nel mio Volere. Il suo vivere fu tanto perfetto in esso, che non faceva altro che ricevere continuamente da Dio ciò che le conveniva fare per vivere nel Supremo Volere. Sicché riceveva l’atto dell’adorazione suprema per potersi mettere in cima d’ogni adorazione che tutte le creature erano obbligate di fare verso il loro Creatore. Perché la vera adorazione tiene vita nelle Tre Divine Persone; la nostra concordia perfetta, il nostro amore scambievole, la nostra unica Volontà, forma l’adorazione più profonda e perfetta nella Trinità Sacrosanta. Quindi se la creatura mi adora e la sua volontà non sta in accordo con me, è parola vana, ma non adorazione.

Perciò la mia Mamma tutto prendeva da noi per potersi diffondere in tutto e mettersi in cima d’ogni atto di creatura, in cima d’ogni amore, d’ogni passo, d’ogni parola, d’ogni pensiero, in cima d’ogni cosa creata. Lei metteva il suo atto primo su tutte le cose e ciò le diede il diritto di Regina di tutti e di tutto, e superò in santità, in amore, in grazia, tutti i santi che sono stati e saranno, e di tutti[1] gli angeli uniti insieme. Il Creatore si riversò su di lei da darle tant’amore da tenere amore sufficiente per poterlo amare per tutti; le comunicò la somma concordia e la Volontà unica delle Tre Divine Persone, in modo che potette adorare in modo divino per tutti e supplire a tutti i doveri delle creature. Se ciò non fosse, non era una verità che la Mamma celeste superò tutti nella santità, nell’amore, ma un modo di dire; ma noi quando parliamo, sono fatti, non parole. Perciò tutto trovammo in lei; onde avendo trovato tutto e tutti, tutto le demmo, costituendola Regina e Madre dello stesso Creatore.

Ora, figlia della mia Suprema Volontà, chi vuol tutto deve racchiudere tutto e mettersi in cima come atto primo degli atti di tutti, sicché l’anima dev’essere in cima d’ogni amore, d’[ogni] adorazione, di [ogni] gloria di ciascuna creatura.

La mia Volontà è tutto; ecco perciò la missione della Sovrana Regina e la tua si può chiamare una sola, e tu devi seguire passo passo il modo come [essa] stava con Dio, per poter ricevere l’attitudine divina, per poter tenere in te un amore che dice per tutti amore, un’adorazione che adora per tutti, una gloria che si diffonde per tutte le cose create. Tu devi essere l’eco nostro, l’eco della mia Mamma celeste, perché fu solo lei che visse perfettamente e pienamente nel Supremo Volere, perciò ti può essere di guida e farti da maestra.

Ah, se tu sapessi con quant’amore ti sto d’intorno, con quanta gelosia ti vigilo, affinché non sia interrotto il tuo vivere nel mio eterno Volere! Tu devi sapere che sto facendo più con te che colla mia stessa Mamma celeste, perché essa non aveva i tuoi bisogni né tendenze né passioni, che potesse[ro] menomamente impedire il corso della mia Volontà in essa. Con somma facilità il Creatore si riversava in lei e lei in lui, quindi la mia Volontà era sempre trionfante in lei, perciò non avea bisogno né di spinte né [di] ammonizioni. Invece con te debbo usare più attenzione. Quando vedo che qualche passioncella, qualche piccola tendenza vuol sorgere in te ed anche quando la tua volontà umana vorrebbe avere qualche atto di vita propria in te, debbo ammonirti, la potenza del mio Volere deve stare in atto di atterrare ciò che sorge in te, che ad essa non appartiene, e la mia grazia ed il mio amore deve scorrere in quel fracido che la volontà umana va formando, oppure impedire con grazie anticipate che il fracido si potesse formare nell’anima tua, perché io amo tanto, mi costa tanto l’anima in cui regna il mio Volere ed in cui tiene il suo campo d’azione divina il Fiat Supremo, scopo unico di tutta la creazione e della stessa redenzione, che l’amo e mi costa più di tutta la creazione e della stessa redenzione, perché la creazione fu il principio dell’opera nostra verso le creature, la redenzione fu il mezzo, il Fiat sarà la fine, e le opere quando sono compite si amano di più ed acquistano il valore completo.

Fino a tanto che un’opera non è compita, c’è sempre da fare, da lavorare, da soffrire, né si può calcolare il suo giusto valore. Invece quando è compita, resta solo il possedere ed il godere l’opera fatta, ed il suo valore completo viene a completare la gloria di colui che l’ha formata. Perciò la creazione e la redenzione devono rinchiudersi nel Fiat Supremo. Vedi dunque quanto mi costi e quanto mi sento d’amarti?

Il Fiat operante e trionfante nella creatura è per noi la cosa più grande, perché la gloria che fu stabilito da noi di ricevere per mezzo della creazione, ci viene ridonata; il nostro scopo, i nostri diritti acquistano il loro pieno potere. Ecco perciò le mie premure tutte per te, le mie manifestazioni a te, il mio amore per tutta la creazione e redenzione tutto accentrato in te, perché in te voglio vedere il trionfo della mia Volontà”.

 



[1] di tutti, cioè tutti

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