17° Volume - Settembre 22, 1924 (15)
“Il vivere nel mio Volere porta con sé la perdita di qualunque diritto di volontà propria”.
Continuo: mentre scrivevo ciò che sta detto di sopra, vedevo il mio dolce Gesù che poggiava la sua bocca alla parte del mio cuore e mi imboccava le parole che stavo scrivendo; e nel medesimo tempo sentivo un orribile fracasso lontano, come di persone che si battevano fra di loro, e ruggivano con tanto strepito da incutere spavento. Ed io, volgendomi al mio Gesù, gli ho detto: “Mio Gesù, amor mio, chi è che fa tanto fracasso? Mi sembrano demoni arrabbiati; che cosa vogliono, che tanto si dibattono?”.
E Gesù: “Figlia mia, sono proprio loro; vorrebbero che tu non scrivessi sulla mia Volontà, e quando ti veggono scrivere verità più importanti sul vivere nel mio Volere, soffrono un doppio inferno e tormentano di più tutti i dannati; temono tanto che potessero uscire questi scritti sulla mia Volontà, perché si veggono perduto il loro regno sulla terra, acquistato da loro quando l’uomo, sottraendosi dalla Volontà Divina, diede libero il passo alla sua volontà umana… Ah, sì, fu proprio allora che il nemico acquistò il suo regno sulla terra; e se il mio Volere regnerà sulla terra, il nemico, lui stesso, si rintanerà nei più cupi abissi. Ecco perché si dibattono con tanto furore: sentono la potenza della mia Volontà in questi scritti, e al solo dubbio che potessero uscire fuori, montano in furore e cercano a tutto loro potere d’impedire un tanto bene. Tu, però, non dar loro retta, e da questo impara ad apprezzare i miei insegnamenti”.
Ed io: “Mio Gesù, mi sento che ci vuole la tua mano onnipotente per farmi scrivere ciò che tu dici sul vivere nel tuo Volere... Alle tante difficoltà che fanno, specie quando mi si ripete: ‘Possibile che nessun’altra creatura sia vissuta nella tua[1] Santissima Volontà?’, mi sento allora tanto annientata che vorrei scomparire dalla faccia della terra, affinché nessuno più mi vedesse; ma a mio malgrado sono costretta a starci per compiere la tua Santa Volontà”.
E Gesù: “Figlia mia, il vivere nel mio Volere porta con sé la perdita di qualunque diritto di volontà propria. Tutti i diritti sono da parte della Volontà Divina, e se l’anima non perde i propri diritti non si può dire vero vivere nel mio Volere; al più si può dire vivere rassegnata, uniformata, perché il vivere nel mio Volere non è che [si] faccia la sola azione a seconda della mia Volontà, ma è che tutto l’interno della creatura non dia luogo né ad un affetto, né ad un pensiero, né ad un desiderio, neppure ad un solo respiro in cui il mio Volere non abbia il suo posto. Né il mio Volere tollererebbe anche un affetto umano, del quale lui non ne sia la vita; avrebbe schifo di far vivere l’anima nella mia Volontà coi suoi affetti, pensieri ed altro, che potrebbe avere una volontà umana senza la Divina. E credi tu che sia facile che un’anima volontariamente perda i propri diritti? Oh, quanto è difficile! Anzi, ci sono anime che quando giungono al punto di perdere tutti i diritti sulla loro volontà, si danno[2] indietro e si contentano di menare una vita di mezzo, poiché il perdere i propri diritti è il più grande sacrifizio che può fare la creatura, ma è quello che dispone la mia bontà ad aprirle le porte del mio Volere e, facendola vivere in Esso, contraccambiarla coi miei diritti divini. Perciò sii attenta, e non uscire mai dai confini della mia Volontà”.
[1] sua
[2] fanno