Ottobre 24, 1918 (66)
Stavo preparandomi a ricevere il mio dolce Gesù in sacramento e lo pregavo che coprisse lui la mia grande miseria, e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, per fare che la creatura potesse avere tutti i mezzi necessari per ricevermi, volli istituire questo sacramento, l’ultimo della mia vita, per poter schierare intorno a ciascuna ostia tutta la mia vita, come preparativo per ciascuna creatura che mi avesse ricevuto. Mai la creatura poteva ricevermi se non avesse un Dio preparatore preso solo da eccesso d’amore di volersi dare alla creatura; e non potendo essa ricevermi, lo stesso eccesso mi portava a dare tutta la mia vita per prepararla. Sicché ci mettevo i passi miei, le opere mie, il mio amore avanti ai suoi; e siccome in me c’era anche la mia passione, ci mettevo anche le mie pene per prepararla. Sicché investiti[1] di me, copriti di ciascun’atto mio e vieni”.
Dopo mi son lamentata con Gesù, perché non più mi fa soffrire come una volta, e lui ha soggiunto:
“Figlia mia, io non guardo tanto il patire, ma la buona volontà dell’anima, l’amore con cui soffre; per questo il più piccolo patire si fa grande, i nonnulli prendono vita nel tutto e acquistano valore e il non patire è più forte dello stesso patire. Che dolce violenza è per me vedere una creatura che vuol patire per amor mio! Che importa a me che non soffra, quando veggo che il non patire le è chiodo più trafiggente dello stesso patire? Invece la non buona volontà, le cose sforzate e senza amore, per quanto grandi, sono piccole; io non le guardo, anzi mi son di peso”.
[1] in altra edizione rivestiti
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta