Marzo 20, 1912 (13)
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere tutto dolente e mi ha detto:
“Figlia mia, non lo vogliono capire che il tutto sta nel darsi tutto a me e fare in tutto e sempre il mio Volere. Quando io ho ottenuto questo, io stesso vado spingendo le anime dicendo ad ognuna: ‘Figlia mia, prendi questo gusto, questa comodità, questo sollievo, questo ristoro’; con questa differenza: che prima di darsi tutta a me e di fare in tutto e sempre la mia Volontà, se se li prendevano erano [cose] umane, invece dopo sono divine. Ed io essendo cose mie, non prendo più gelosia e dico tra me: ‘Se prende il lecito piacere lo prende perché lo voglio io; se tratta con persone, se lecitamente conversa, è perché lo voglio io; se io non lo volessi sarebbe pronta a smettere tutto’. E per questo io metto le cose a sua disposizione, perché tutto ciò che fa è tutto effetto del mio Volere, non più del suo. Dimmi, o figlia mia, che cosa ti è mancato dacché ti desti tutta a me? Ti ho dato i miei gusti, i piaceri, e tutto me stesso per tuo contento; questo nell’ordine soprannaturale, e nell’ordine naturale neppure ti ho fatto mancare niente: confessori, comunioni e tutto il resto. Anzi tu volendo solo me, non volevi i confessori così spesso, ed io volendo che abbondasse di tutto a chi[1] di tutto si voleva privare per me, non ti ho dato retta. Figlia, che dolore sento al mio cuore al vedere che le anime non lo vogliono comprendere, ed anche quelle che si dicono le più buone!”
[1] a chi, cioè: chi
fonte audio: www.divinavoluntas.it
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