Settembre 12, 1900 (5)
Continua quasi lo stesso; questa mane nel venire ha versato le sue amarezze, ed io son rimasta tanto sofferente che ho cominciato a pregare il Signore che mi desse la forza e che mi sollevasse un poco, ché non potevo resistere. In questo mentre mi è venuto un lume nella mente, che facevo peccato in ciò fare; e poi che dirà il benedetto Gesù, [che] mentre in altre occasioni l’ho pregato tanto che versasse, questa volta che senza farsi pregare aveva versato andavo cercando sollievo? Pare che mi vado facendo più cattiva, e giunge a tanto la mia cattiveria che anche innanzi a lui stesso non mi astengo di commettere difetti e peccati.
Onde non sapendo che fare per riparare, ho risolto nel mio interno che per questa volta, per fare un maggiore sacrifizio e darmi una penitenza acciocché la mia natura, un’altra volta, non ardisse di cercare sollievo, [ho risolto quindi] di rinunziare [al]la venuta di nostro Signore, e se venisse dovevo dirgli: “Non venite amore, abbiate compassione di me, e mi sollevate[1]”. Così ho fatto, ed ho passato parecchie ore in denso patire e senza Gesù. Quanto mi costava amaro! Ma Gesù avendo di me compassione, senza che lo cercassi è venuto ed io subito gli ho detto: “Abbiate pazienza, non venite, ché non voglio sollievo”.
E lui: “Figlia mia, son contento del tuo sacrifizio, ma hai bisogno d’un ristoro altrimenti verresti meno”.
Ed io: “No Signore, non voglio sollievo!”
Ma lui avvicinandosi alla mia bocca, quasi per forza ha versato dalla sua bocca qualche goccia di latte dolce che ha mitigato il mio patire. Chi può dire la confusione, il rossore che provavo innanzi a lui, aspettandomi un rimprovero, ma Gesù, come se non avesse avvertito la mia mancanza, si mostrava più affabile, più dolce! Io vedendo così, ho detto: “Mio adorabile Gesù, una volta che avete versato in me ed io soffro, non dovete risparmiare il mondo? Non è vero?”
E lui: “Figlia mia, credi tu che io abbia versato tutto in te? E poi, come potresti affrontare tutto ciò che di castigo verserò sul mondo? Tu stessa hai visto che [per] quel poco che ti ho versato non potevi resistere, e se non fossi venuto ad aiutarti l’avresti finita; or che sarebbe se versassi tutto in te? Cara mia, ti ho dato la parola, in parte ti contenterò”.
Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa, in mezzo alle genti, e continuavo a vedere tanti mali, specie macchinazioni di rivoluzione contro la Chiesa, e tra la società, d’uccidere[2] il Santo Padre e sacerdoti. Io mi sentivo straziare l’anima nel vedere queste cose, e pensavo tra me: “Se, non sia mai, giungessero ad effettuarsi queste macchinazioni, che ne sarà? Quanti mali ne verranno?” E tutta afflitta ho guardato Gesù e lui mi ha detto:
“E di quella sommossa successa di qua, che ne dici tu?”
Ed io: “Quale sommossa? Nel mio paese non è successo niente”.
E lui: “Non ti ricordi la sommossa d’Andria?”
“Sì, Signore”.
“Ebbene, pare che è niente, ma non è così; quella fu tutta occasione, ed è un attizzo, una forza ad altri paesi come smuoversi e spargere sangue, recando oltraggio alle persone sacre ed ai miei tempi[3]; e perché ognuno vuole mostrare quanto sia più bravo nell'elettrizzare il male, faranno a gara a chi più possa farne”.
Ed io: “Ah, Signore, date la pace alla Chiesa e non permettete tanti guai!” E volendo [io] più dire, mi è scomparso lasciandomi tutta afflitta ed impensierita.
[1] Non venite amore, abbiate compassione di me, e mi sollevate, cioè: Non venite amore a sollevarmi, abbiate compassione di me
[2] d’uccidere, cioè: per uccidere
[3] templi
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta