Marzo 18, 1902 (120)
Questa mattina mi sentivo inquieta per l’assenza del mio adorabile Gesù, onde avendo fatto la comunione, appena venuto nel mio cuore ho cominciato a dire tanti spropositi: “Dolce mio Bene, non è cosa di star quieta quando non venite; voi vedendomi calma ve ne abusate, e non vi date nessun pensiero di venire; quindi è necessario fare passi, altrimenti non si riesce”.
Lui nel sentirmi si è mosso nel mio interno e si è fatto vedere in atto di sorridere ché sentiva i miei spropositi, e mi ha detto:
“Tu poi, vuoi che soffra; perché sapendo che se tu stai inquieta io vengo più a soffrire, non cercando di star quieta è lo stesso che volermi far più soffrire”.
Ed io, pazza come stavo ho detto: “Meglio che soffrite, perché dalla stessa sofferenza vostra potete avere più compassione della mia sofferenza; e poi la sofferenza che vi viene dal peccato, quella è brutta; basta che non è quella”.
E Gesù: “Ma se io vengo tu mi costringi a non far castighi, mentre sono tanto necessari, allora dovresti conformarti meco a volere ciò che voglio io”.
Ed io ricordandomi ciò che avevo visto nei giorni passati, ho detto: “Che castighi? Che, volete far morire le genti? Fateli morire, una volta devono venire a voi ed alla patria propria, purché li salvate; quello che voglio è che li liberate dai mali contagiosi”.
Il Signore non mi ha dato retta ed è scomparso. Ritornando a venire si faceva vedere sempre con le spalle voltate al mondo, e più[1] che ho fatto, non mi è riuscito a farlo guardare, e quando lo volevo costringere per forza:
“Non mi forzare, altrimenti mi costringi a privarti della mia presenza”.
Onde son rimasta con un rimorso, e mi sento d’aver fatto tanti difetti.
[1] per quanto
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta