Libro di Cielo - Volume 3°

Giugno 18, 1900 (84)

Il cielo con tutto il creato addita l’amor di Dio, il corpo piagato di Gesù addita l’amore del prossimo.

Seguitando [Gesù] a non venire, ho cercato di applicarmi a considerare il mistero della flagellazione. Mentre ciò facevo, quando appena, ho visto il benedetto Gesù tutto piagato e grondante sangue, e mi ha detto:

“Figlia mia, il cielo con tutto il creato ti addita l’a­mor di Dio, il mio corpo piagato ti addita l’amor del prossimo; tanto che[1] la mia umanità è unita alla mia Divinità, [che] di due nature ne feci una sola Persona e così in me le due nature resi inseparabili, per cui non solo soddisfeci alla divina giustizia, ma operai la salvezza degli uomini. E per fare che tutti assumessero questo obbligo d’amare Dio ed il prossimo, non solo ne feci un solo, ma giunsi a farne un precetto divino. Sicché le mie piaghe ed il mio sangue sono tante lingue che insegnano ad ognuno il modo d’amarsi e l’obbligo che tutti hanno di badare alla salvezza altrui”.

Dopo, prendendo un aspetto più afflitto, ha soggiunto: “Che tiranno spietato è per me l’amore, che non solo impiegai tutto il corso della mia vita mortale in continui sacrifizi, fino a morire svenato sopra una croce, ma mi lasciai vittima perenne nel sacramento dell’Eucaristia; e questo non solo, ma tutte le mie membra predilette le tengo vittime viventi in continue sofferenze, impiegate per la salvezza degli uomini; come fra tanti ho eletto te per tenerti sacrificata per amor mio e per gli uomini. Ah, sì, il mio cuore non trova requie né riposo se non trova l’uomo! E l’uomo, come corrisponde? Con ingratitudini enormissime!”

Detto ciò è scomparso.



[1] tanto che, cioè tanto

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