Gennaio 17, 1900 (29)
Questa mattina il mio adorabile Gesù andava e ritornava, ma sempre in silenzio; dopo mi son sentita uscire fuori di me stessa, e Gesù me lo sentivo da tergo che diceva:
“In molti non c’è più rettitudine, i cattivi dicono: ‘Fino a tanto che le cose staranno in questo modo, non potremo avere nessuna riuscita ai nostri intenti; affettiamo virtù, fingiamoci retti, mostriamoci veri amici esternamente, che così sarà più facile tessere le nostre reti e tirarli nell’inganno, e quando usciremo fuori per predarli e far loro del male, ognuno credendoci amici, l’avremo a mano salvo[1] nelle nostre mani’. Vedi un po’ dove giunge l’astuzia dell’uomo!”
Dopo ciò il benedetto Gesù, volendo un atto di riparazione speciale, pareva che mi troncasse la vita offrendomi alla divina giustizia. Nell’atto che ciò faceva, io credevo che Gesù mi facesse passare da questa vita, onde ho detto: “Signore non voglio venire nel cielo senza le vostre divise; prima crocifiggetemi e poi portatemi”.
Così mi ha trapassato coi chiodi le mani e i piedi, e mentre ciò faceva, con mio sommo rammarico lui è scomparso ed io mi son trovata in me stessa. Ho detto tra me: “Qui sto ancora! Ahi, quante volte me la fate, mio caro Gesù, ed avete un’arte a parte a saperla fare[2], che mi fate credere che devo morire, quindi io me la rido del mondo, delle pene, me la rido di voi stesso, che è finito il tempo di starci separati, non ci saranno più intervalli di separazione; ma appena incomincia il riso, che trovandomi[3] un’altra volta legata nei ceppi del muro di questo fragile corpo, dimenticando di avere incominciato a ridere, continuo il mio pianto, i gemiti, i sospiri della mia separazione con voi. Ah, Signore, fate presto a venire, che mi sento violentata!”
[1] a mano salvo, cioè a man salva (senza trovare alcuna opposizione)
[2] un’arte a parte a saperla fare, cioè un’arte speciale nel fare ciò
[3] mi trovo
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta