Settembre 1, 1900 (112)
Continuando [Gesù] a non venire, andavo dicendo: “Mio buon Gesù, non farmi tanto aspettare, questa mattina non ho voglia d’inquietarmi e cercarvi tanto fino a stancarmi, venite una volta subito, così, alla buona”.
E vedendo che non ci veniva, continuavo a dire: “Si vede che volete che mi debbo stancare e giungere fino ad inquietarmi, altrimenti non ci venite”.
Mentre ciò ed altri spropositi dicevo, è venuto e mi ha detto: “Mi sapresti dire chi mantiene la corrispondenza tra l’anima e Dio?”
Ed io, ma sempre con una luce che mi veniva da lui, ho detto: “L’orazione”.
E Gesù, approvando il mio detto, ha soggiunto: “Ma chi attira Iddio a familiare conversazione con l’anima?”
Ed io non sapendo rispondere, subito la luce si è mossa nel mio intelletto, ed ho detto: “Se l’orazione vocale serve a mantenere la corrispondenza, certo che la meditazione interna deve servire di alimento come mantenere la conversazione tra Dio e l’anima”.
Lui contento di ciò ha replicato: “Or mi sapresti tu dire chi spezza le dolci catene, chi toglie gli amorosi corrucci che possono insorgere tra Dio e l’anima?”
Ed io non rispondendo, lui stesso ha detto: “Figlia mia, la sola ubbidienza tiene questo uffizio; perché lei sola decide delle cose spettanti tra me[1] e l’anima, avvenendo delle contese o pure prendendo qualche corruccio per mortificare [l’anima], sorgendo l’ubbidienza spezza le contese e toglie i corrucci, e mette pace tra Dio e l’anima”.
Ed io: “Ah, Signore! Molte volte pare che anche l’ubbidienza non si vuol brigare e se ne sta indifferente, e la povera anima è costretta a starsi in quello stato di contese e di corrucciamento”.
E Gesù: “Questo lo fa per un certo tempo, volendosi anche lei compiacere di assistere a quelle amabili contese; ma poi prende il suo ufficio e pacifica tutto. Sicché l’ubbidienza dà la pace all'anima e a Dio”.
[1] spettanti tra me, cioè riguardanti me
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta