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INDICE VOLUME 3°
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Gesù scherza con Luisa; la sua Divinità abita in lei abitualmente.
L’anello che congiunse la Divinità e l’umanità, e formò un solo anello, è l’ubbidienza.
In questi tristi tempi, la stessa forza dei miracoli renderebbe gli uomini più increduli.
Gesù concede a Luisa di fermare un flagello che doveva toccare sulla terra.
Tutto il piacere dell’anima dev'essere nel rimirarsi in Gesù.
Amarezza di Gesù per i sacerdoti.
Chi possiede la grazia ritiene in sé stessa il paradiso.
Dice Luisa a Gesù: “Tutto per amor vostro, son pronta, ma ci dovete venire voi insieme”.
Quanti dolori danno a Gesù le membra del suo corpo mistico.
La croce ha virtù di disporre l’anima alla grazia.
Dice Gesù: “Io sono il ricettacolo delle anime pure”.
Dio si manifesta all'anima con la potenza, con la notizia e con l’amore.
La carità dev’essere come un ammanto che deve coprire tutte le azioni.
Quanto più l’anima si umilia e conosce sé stessa, tanto più si accosta alla verità.
Solo il peccato può ferire e dar morte all’anima.
Dice Gesù: “Il mio retaggio è la fermezza e la stabilità, non sono soggetto a mutamento alcuno”.
“Un Dio per amor mio umiliato e confuso, ed io peccatrice senza di queste divise!”
“Signore non voglio venire nel cielo senza le vostre divise; prima crocifiggetemi e poi portatemi”.
Dice Gesù: “Quel che ti raccomando è la corrispondenza alla mia grazia”.
Nell'anima tutto dev'essere ordinato.
Il passaporto per entrare nel regno della grazia è l’umiltà.
Lo scoraggiamento e la sconfidenza rendono l’anima moribonda.
La fiducia evita all'anima di farsi legare dalla sconfidenza.
La verità è luce che portò il Verbo sulla terra.
La mortificazione ha virtù di cuocere tutte le imperfezioni e difetti che si trovano nell'anima.
Se l’anima respira l’aria della mortificazione, tutto starà in lei purificato.
Il nostro secolo andrà rinomato per la superbia.
Dice Gesù: “Io sono il lume che manda luce a tutti”.
Il dono della purità non è dono naturale, ma è grazia conseguita.
L’ubbidienza deve rendere l’anima come molle cera.
L’anima conformata al Volere Divino giunge a disarmare Gesù come vuole.
Chi esce dalla mia Volontà esce dalla luce e si confina nelle tenebre.
Come fare per tirare gli animi al cattolicesimo e per togliere tanta miscredenza.
Il Santo Padre va in cerca dei suoi figli per raccoglierli sotto le sue ali.
Luisa vuole impedire a Gesù di mandare castighi.
Come il sole è la luce del mondo, così il Verbo di Dio nell’incarnarsi divenne la luce delle anime.
Gesù con la sua grazia cambia le passioni dell’anima in tante virtù.
Gesù non giudica secondo le opere, ma secondo la volontà con cui si opera.
Il non abbandonarsi in Gesù è un volere usurpare i diritti della sua divinità.
L’umiltà è come calamita che attira Gesù all’anima.
Il passaporto per entrare nella beatitudine che l’anima può possedere su questa terra, deve essere firmato con la rassegnazione, l’umiltà e l’ubbidienza.
La croce è uno specchio dove l’anima rimira la Divinità.
Non c’è mai separazione tra Dio e l’anima crocifissa.
La rassegnazione al Divino Volere è olio che unge e mitiga lo spasimo delle piaghe di Gesù.
Gesù a Luisa: “Il tuo refrigerio sono io, il mio refrigerio è il tuo patire”.
Se l’Eucaristia è caparra della futura gloria, la croce è sborso per comprarla.
Nel beato soggiorno si stima la croce e chi più ha sofferto.
Dice Gesù: “Tu con lo starti inquieta hai turbato il mio dolce riposo”.
Dice Luisa: “Ah, Signore, porgetemi aiuto e non mi lasciate in abbandono, sebbene lo merito”.
Luisa, insieme con un’altra anima vittima, impedisce in gran parte un flagello.
“Cerca di riempire il tuo interno di me e d’impregnarlo di tutte le virtù fino a traboccarne fuori”.
Per potersi riposare in Dio è necessario il silenzio interno.
L’anima deve tutto in sé spiritualizzare e giungere a rendersi come se fosse un puro spirito.
“Diletta mia, portami dei fiori e circondami tutto, che mi sento languire d’amore”.
Il tuo stato è in excelsis per l’unione dei nostri Voleri.
Gesù piange, ma nessuno ha compassione di lui.
Uno spirito umile e dolce sa rispettare tutti ed interpreta sempre bene i fatti altrui.
Luisa: “Signore, scaricate sopra di me la giustizia, ed il vostro amore non sarà più violentato dalla giustizia”.
La stessa giustizia è amore purissimo verso gli uomini.
Il cuore di Gesù è torturato nel castigare le creature.
Dice Gesù: “Non voglio mandare flagelli, ma è la giustizia che mi costringe”.
La croce assorbe nel'’anima la Divinità e la rassomiglia all'umanità di Gesù.
Contenersi in Dio e non uscire dai confini della pace è tutto lo stesso.
L’umiltà più sublime è quella di perdere ogni ragione e di non discorrere sul perché e sul come.
La sola croce è l’alimento dell’umiltà.
Quante maschere si smaschereranno in questi tempi di castighi!
Nel vedere come sono ridotte le genti, Luisa prova una stretta al cuore.
Una croce risplendente mette in fuga una procella.
Dice Gesù: “I castighi che sto mandando sono niente a confronto di quelli che stanno preparati”.
L’anima veramente di Gesù, non solo deve vivere per Dio, ma in Dio.
Perché un’anima viva nella Divinità e vi abiti, deve lasciare tutto per trovare tutto in Dio.
Dice Gesù a Luisa: “Col richiamare in te le mie sofferenze verrai a placare il furore mio”.
Il decreto dei castighi è firmato, non resta altro che decidere il tempo dell’esecuzione.
Dice Gesù: “La migliore cosa è rimettersi in me; essendo io pace, ancorché [tu] vedessi mandare castighi, resteresti in pace senza provare turbazione”.
Dice Gesù: “Figlia, stavo ad aspettarti per potermi in te un po’ riposare, ché più non posso”.
Dice Luisa a Gesù: “Non era minor male veder soffrire una sola che tanti poveri popoli?”
Non ci può essere in Gesù crudeltà alcuna, ma tutto è amore.
La mano di Dio là opera dove c’è il nulla, e mai vi mescola le sue opere con le opere materiali.
Tutto ciò che esce da Dio entra in Dio.
Il solo amore operante è quello che distingue i veri dai falsi amatori, ché tutto il resto è fumo.
Gesù sta dentro Luisa e per mezzo di lei rimira il mondo.
Tutto si converte in bene per chi veramente mi ama.
La Regina Mamma offre Luisa a Gesù come vittima, per placare la divina giustizia.
Nelle anime di vita interiore non ci può stare la turbazione.
L’ubbidienza spezza le contese e toglie i corrucci, e mette pace tra Dio e l’anima.
Le opere buone malamente fatte, sono di fastidio e di peso a Nostro Signore.
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta