Luglio 28, 1899 (49)
Questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto con un aspetto tutto ammirabile e misterioso. Portava una catena al collo, pendente su tutto il petto; da una parte si vedeva come un arco, dall’altra parte della catena come un turcasso, pieno di pietre preziose e di gemme, che dava un ornamento dei più belli al petto del mio dolce Gesù, e con una lancia in mano. Mentre stava in questo aspetto mi ha detto:
“La vita umana è un giuoco; chi gioca [con] il piacere, chi [con] il denaro e chi [con] la propria vita, e tanti altri giuochi che fanno. Anch’io mi diletto di giocare con le anime; ma quali sono questi scherzi che faccio? Sono le croci che invio; se le ricevono con rassegnazione e me ne ringraziano io mi ricreo e scherzo con loro, compiacendomi immensamente, ricevendone grande onore e gloria, ed a loro faccio fare dei più grandi acquisti”.
Nell’atto di dire ciò ha cominciato a toccarmi con la lancia; dall’arco e dal turcasso, già tutte quelle pietre preziose che dentro conteneva uscivano fuori e si cambiavano in tante croci e saette che ferivano le creature. Certune, ma in numero scarsissimo, ne gioivano, se le baciavano e le ringraziavano e venivano a formare un giuoco con Gesù; altri poi le prendevano e le gettavano in faccia a Gesù. Oh, come ne restava afflitto Gesù e che gran perdita facevano quelle anime!
Poi Gesù ha soggiunto: “Questa è la sete che gridai sulla croce, che non potendo dissetarla allora interamente, mi compiaccio di continuare a dissetarla nelle anime dei miei cari che soffrono. Quindi soffrendo, vieni a dare un ristoro alla mia sete”.
Ritornando altre volte a pregarlo che liberasse il confessore che soffriva, mi ha detto: “Figlia mia, non sai tu che il marchio più nobile che posso imprimere nei miei cari figli è la croce?”
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta