Marzo 14, 1899 (4)
Questa mattina il dolcissimo mio Gesù, trasportandomi insieme con lui, mi faceva vedere la molteplicità dei peccati che si commettono, ed erano tali e tanti, che è impossibile descriverli. Vedevo pure nell’aria una stella di smisurata grandezza, e nella sua rotondità conteneva fuoco nero e sangue; incuteva tale timore e spavento nel guardarla, che pareva che fosse minor male la morte, che vivere in tempi sì tristi. In altri luoghi si vedevano i vulcani, che aprendo altre bocche dovevano inondare anche i paesi vicini; si vedeva pure gente settari[a], che andavano procurando gl’incendi.
Mentre io vedevo, il mio amabile ma afflitto Gesù mi disse: “Hai visto quanto mi offendono, e quello che tengo preparato? Io mi ritiro dall’uomo”.
E mentre ciò diceva, ci ritirammo tutti e due nel letto, e vedevo che in questo ritiramento di Gesù, gli uomini si davano a fare più brutte azioni, più omicidi; in una parola, mi pareva di vedere gente contro gente. Quando ci fummo ritirati, Gesù pareva che si metteva nel mio cuore ed incominciò a piangere e singhiozzare, dicendo: “Oh uomo, quanto ti ho amato! Se tu sapessi quanto mi duole il doverti castigare! Ma a ciò mi obbliga la mia giustizia. Oh uomo! Oh uomo, quanto piango e mi duole la tua sorte!”.
Poi dava sfogo al pianto, e di nuovo ripeteva le parole. Chi può dire la pena, la paura, lo strazio che si faceva nell’animo, specialmente nel vedere Gesù così afflitto e piangente? Facevo quanto più potevo a nascondere il mio dolore per consolarlo, e gli dicevo: “Oh Signore, non sarà mai che castighiate gli uomini! Sposo santo, non piangete! Come avete fatto altre volte, così farete adesso; verserete in me, farete a me soffrire, e così la vostra giustizia non vi affliggerà a[1] castigare le genti”.
E Gesù continuava a piangere, ed io ripetevo: “Ma statemi a sentire un poco; non mi avete messo in questo letto perché fossi vittima per gli altri? Forse non sono stata pronta a soffrire le altre volte per far risparmiare le creature? Perché adesso non volete darmi retta?”.
Ma con tutto il mio povero dire, Gesù non s’acquietava dal piangere. Allora, non potendo più resistere, anch’io ruppi il freno al pianto, dicendogli: “Signore, se la vostra intenzione è di castigare gli uomini, anche a me non mi regge l’animo di vedere tanto soffrire le creature; perciò, se veramente volete mandare i flagelli, ed i miei peccati non mi fanno più meritare di soffrire, io invece degli altri, me ne voglio venire, non voglio più stare in questa terra”.
Poi è venuto il confessore ed essendo stata chiamata all’ubbidienza, Gesù si è ritirato, e così tutto è finito.
La seguente mattina, continuavo a vedere Gesù nel mio cuore, ritirato, e vedevo che le persone fin dentro il mio cuore venivano e lo calpestavano, lo mettevano sotto i piedi. Io facevo quanto più potevo per liberarlo; e Gesù, rivolto a me, mi ha detto: “Vedi fin dove giunge l’ingratitudine degli uomini? Loro stessi mi costringono a castigarli, senza che possa fare diversamente. E tu, mia cara, dopo che hai visto me tanto soffrire, ti siano più care le croci e delizie le pene”.
[1] nel
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta