capitolo (8)
Quindi cercavo di fare quanto più potevo per contentarlo: m’impicciolivo, m’annichilivo, e delle volte giungevo a tanto da sentire quasi disfatto l’essere mio, in modo che non potevo operare, né dare un passo, neppure un respiro se Lui non mi reggeva.
Poi mi vedevo tanto cattiva che avevo vergogna di farmi vedere dalle persone, conoscendomi la più brutta, come in realtà lo sono ancora. Onde quanto più potevo fuggirle le fuggivo, e dicevo fra me stessa: “Oh, se sapessero quanto sono cattiva! E se potessero vedere le grazie che il Signore mi sta facendo (che io non dicevo niente a nessuno) e che [nonostante queste] io sono sempre la stessa, oh come mi avrebbero in orrore!”
Onde, la mattina, quando andavo di nuovo alla Comunione, mi pareva che nel venire in me faceva festa per il contento che ne sentiva nel vedermi così annientata; mi diceva altre cose sull’annichilamento di me stessa, ma però in modi sempre diversi dalla prima volta. Io credo che non una, ma le centinaia di volte mi ha parlato, e se [anche] mi avesse parlato le migliaia, terrebbe sempre nuovi modi da dire sulla stessa virtù. Oh, mio Divin Maestro, quanto sei sapiente! Vi avessi almeno corrisposto!
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta