capitolo (7)
E succedeva così. Ogni mattina, dopo la Comunione mi diceva ciò che avrei dovuto fare nel giorno. Dirò tutto brevemente, ché dopo tanto tempo è impossibile poter dire tutto.
[Di] certo non ricordo, ma mi pare che la prima cosa che mi diceva essere necessario per purificare l’interno del mio cuore, era l’annichilimento di me stessa, cioè l’umiltà. E proseguiva a dirmi: “Vedi, per fare che nel tuo cuore [Io] versassi le mie grazie, voglio proprio farti capire che da te niente puoi. Io mi guardo assai bene da quelle anime che attribuiscono a loro stesse ciò che fanno, volendomi fare tanti furti delle mie grazie. Invece a quelle tali che conoscono se stesse, Io sono largo di versare a torrenti le grazie mie, sapendo benissimo che niente riferiscono a loro stesse, Me ne sono grate, ne fanno quella stima che si conviene, vivono con continuo timore che se non Mi corrispondono posso togliere ciò che ho dato, sapendo che non è cosa loro. Tutto all’opposto nei cuori che puzzano di superbia: già neppure posso entrare nel loro cuore, perché gonfio di loro stessi non c’è luogo dove potermi mettere; le misere non fanno nessun conto delle mie grazie e vanno di cadute in cadute fino alla rovina. Perciò voglio che in questo giorno [tu] faccia continui atti d’umiltà, voglio che tu stia come un bambino legato in fasce che non può muovere né un piede per dare un passo né una mano per operare, ma tutto [sta] aspettando dalla madre; così tu ti starai vicina a Me come un bambino, pregandomi sempre che ti assista, che ti aiuti, confessa[ndo]mi sempre il tuo nulla, insomma, aspettando tutto da Me”.
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta