capitolo (48)
Ora, mentre vedevo Gesù nell'aspetto già detto, dalla sua bocca mi mandò un alito che m'investì tutta l'anima, e mi pareva che Gesù mi tirava con quell'alito dietro di sé; e m'incominciai a sentirmi uscire l'anima dal corpo: proprio me la sentivo uscire da tutte le parti, dalla testa, dalle mani e fin dai piedi. Essendo la prima volta che mi succedeva, dentro di me incominciai a dire: «Adesso muoio, il Signore mi è venuto a prendere».
Quando mi vidi uscita dal corpo, l'anima teneva la stessa sensazione del corpo, con questa differenza, che il corpo contiene carne, nervi ed ossa, l'anima no, è un corpo di luce; quindi io mi sentivo un timore, ma Gesù continuava a mandarmi quell'alito e mi disse: «Se tanto ti dà pena l'essere priva di me, adesso vieni insieme con me, ché voglio consolarti». E così Gesù prese il suo volo, ed io presi il mio appresso a lui; girammo per tutta la volta del cielo. Oh! quanto era bello passeggiare insieme con Gesù. Ora appoggiavo la testa sopra la sua spalla e con un braccio da dietro le spalle e l'altro mano in mano, ora s'appoggiava Gesù a me.
Quando si giungeva in certi luoghi dove l'iniquità più inondava, oh, quanto soffriva il mio buon Gesù! Io vedevo con più chiarezza le sofferenze del suo cuore adorabile, lo vedevo venire quasi svenuto; gli dicevo: «Appoggiatevi a me, e fatemi parte delle vostre pene, ché non mi regge l'anima vedervi solo soffrire».
E Gesù mi diceva: «Diletta mia, aiutami, ché più non posso». E mentre così diceva, avvicinava le sue labbra alle mie e versava un'amarezza tale da sentirmi pene mortali; e quando sentivo entrare in me quel liquore così amarissimo mi sentivo entrare come tanti coltelli, punture, saette che mi penetravano a parte a parte; insomma, in tutte le mie membra si formava uno strazio atroce e, tornando l'anima al corpo, gli partecipava queste sofferenze al corpo. Chi può dirne le pene, Gesù stesso, che ne era testimone, perché gli altri non potevano mitigare le mie pene, stando [io] in quello stato di perdimento dei sensi, e s'aspettava quando stava comodo al confessore, ché anche all'ubbidienza si mitigavano.
Quindi, solo Gesù mi poteva aiutare quando vedeva che la natura non [ne] poteva più e che giungeva proprio agli estremi che non mi lasciava che dare l'ultimo respiro. (Oh! quante volte la morte si è burlata di me, ma verrà un giorno che io mi burlerò di lei). Allora veniva Gesù, mi prendeva fra le sue braccia, m'avvicinava al suo cuore e oh, come mi sentivo ritornare la vita; poi, dalle sue labbra versava un liquore dolcissimo, e così si mitigavano le pene.
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta