capitolo (45)
Quando mi diede l'ubbidienza di non dover più stare nel letto, io incominciai a resistere e dicevo al Signore: «Che vuoi da me. Non posso più, ché l'ubbidienza non vuole. Se voi volete, date lume al confessore ed allora io sono pronta a fare ciò che vuoi». E stetti tutta una notte a contrastare col Signore. Quando veniva, gli dicevo: «Mio caro Gesù, abbi pazienza non ci venire, ché l'ubbidienza non permette che mi fate partecipe delle sofferenze».
Fino alla mattina io vincevo, mi sentivo in me stessa e libera di sofferenze, quando, in un istante venne il Signore e mi tirò talmente a Sé, che non potetti resistergli; ci perdetti io i sensi e mi trovai insieme con lui, ma tanto stretta, che per quanta opposizione facessi, non potetti distaccarmi da Gesù. Stando con Gesù io mi sentivo tutta annichilita ed avevo un certo rossore per le tante parti che gli avevo fatto la notte; gli dissi: «Sposo Santo, perdonami, è il confessore che così vuole».
E lui mi disse: «Non temere, quando è l'ubbidienza, Io non mi offendo». Proseguì: «Vieni, vieni a me; oggi è capodanno, voglio darti la strenna». (Giusto quella mattina era il primo giorno dell'anno). Così avvicinò le sue purissime labbra alle mie e versò un latte dolcissimo, mi baciò, e prese un anello da dentro il costato, e mi disse: «Oggi voglio farti vedere l'anello che ti ho preparato quando ti sposerò». Poi mi disse: «Digli al confessore che è Volontà mia che continui a stare nel letto; e, per segno che sono Io, digli: - C'è la guerra tra l'Italia e l'Africa - e, se lui ti dà l'ubbidienza di farti continuare a soffrire, non farò far niente d'ambo le parti: si rappacificheranno insieme».
Nell'atto stesso di dire queste parole, mi sentii come da una veste circondata da sofferenze e da me stessa non potetti liberarmi; pensavo tra me stessa: «Che dirà il confessore?». Ma non stava più in mio potere. Quel latte che Gesù versò in me mi produceva tale amore verso di lui, che mi sentivo languire; e mi sentivo tanta sazietà e dolcezza, che dopo che venne il confessore e mi riebbi da quello stato e la famiglia mi portò il cibo, tanto mi sentivo piena che il cibo non andava a basso, ma per fare l'ubbidienza, che così voleva, [ne] presi qualche poco, e subito fui costretta a rimetterlo, ma misto con quel dolce latte che mi aveva dato Gesù. E Gesù, quasi scherzando, mi disse: «Non ti bastò quel che ti ho dato? Non ne sei contenta ancora?». Io mi arrossii tutta, ma subito gli dissi: «Che vuoi da me? È l'ubbidienza».
Quando venne il confessore s'incominciò ad inquietare e a dirmi ch'ero disobbediente, o pure mi diceva: «È una malattia. Se fosse cosa di Dio t'avrebbe fatto ubbidire! Perciò, invece di chiamare il confessore devi chiamare i medici!». Quando lui finì di dire, io gli dissi tutto ciò che mi aveva detto il Signore, come ho detto di sopra, e lui mi disse che era vero che ci era la guerra tra l'Africa e l'Italia; staremo a vedere se non si farà niente. E così restò persuaso di farmi continuare a soffrire. Dopo circa quattro mesi, un giorno venne il confessore e mi disse che erano venute le notizie che la guerra che stava tra l'Africa e l'Italia, senza farsi nessun danno d'ambo le parti, si erano rappacificate insieme. Così il confessore restò più persuaso e mi lasciò restare in pace.
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta