capitolo (33)
Così passai parecchi anni soffrendo da parte delle creature, da demoni e direttamente da Dio. Delle volte giungevo a tanta amarezza da parte delle creature e del modo come la pensavano, che avevo vergogna di farmi vedere da qualunque persona, tanto che il mio più grande sacrifizio era il comparire in mezzo a persone; tanto era il rossore e la confusione, che mi sentivo istupidire. Ci furono altre visite di altri medici, ma non ci riuscirono a nulla. Delle volte, versando amare lacrime, gli dicevo con tutto il cuore: «Signore, come si sono rese pubbliche le mie sofferenze, non solo alla famiglia, ma anche agli estranei. Mi veggo tutta coperta di confusione, mi pare che tutti mi segnano a dito, come se queste sofferenze fossero le più cattive azioni; io stessa non so dire che cosa m'è successo. Deh, voi solo potete liberarmi da tale pubblicità e farmi patire nascosta! Ve ne prego, Ve ne scongiuro, esauditemi».
Delle volte anche il Signore faceva mostra di non ascoltarmi, ed aumentava le mie pene; alle volte, poi, mi compativa dicendomi: «Povera figlia, vieni a me che ti voglio consolare. Tu hai ragione che soffri; ma non ti ricordi tu, che anch'Io, oh, quanto più soffrii? Fino a un certo punto furono nascoste le mie pene, ma quando la Volontà del Padre giunse di patire in pubblico, prontamente uscii ad incontrare confusioni, obbrobri, disprezzi, fino ad essere spogliato nudo in mezzo ad un popolo numerosissimo. Potresti tu immaginare confusione più grande di questa?
La mia natura la sentiva molto questa specie di sofferenze, ma avevo l'occhio fisso alla Volontà del Padre ed offrivo quelle pene in riparazione di tanti che commettono le più nefandi azioni pubblicamente, ad occhi aperti, menandone vanto, senza il minimo rossore. Gli dicevo: "Padre accettate le confusioni e gli obbrobri miei in riparazioni di tanti che hanno la sfacciataggine d'offendervi così liberamente senza il minimo dispiacere; perdonate, dateli lume acciò veggano la bruttezza del peccato e si convertano".
Anche a te voglio farti partecipe di questa specie di sofferenze. Non sai tu che i più bei regali che posso dare alle anime che amo sono le croci e le pene? Tu sei bambinella ancora nella via della croce, perciò ti senti troppo debole; quando ti sarai fatta grande ed avrai conosciuto quanto è prezioso il patire, allora ti sentirai più forte. Perciò appoggiati a me, riposati, che così acquisterai fortezza».
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta