capitolo (21)
«In riguardo alla comunione, non voglio che ti affligga ché non sai stare. Sappi che è un'ombra delle pene che soffrii nel Getsemani; che sarà quando ti farò partecipe dei flagelli, delle spine e dei chiodi? Il pensiero delle pene maggiori ti farà soffrire con più coraggio le pene minore; quindi, quando nella comunione ti troverai sola, agonizzante, [voglio che] pensi che ti voglio un poco in compagnia nella agonia dell'Orto. Dunque mettiti vicino a me e fa' un confronto tra le tue e le mie pene. Vedi: tu sola e priva di me; ed Io anche solo, abbandonato dai più fedeli amici che addormentati se ne stanno; fin dal mio Divino Padre lasciato solo. Poi in mezzo a pene acerbissime, circondato da serpi, da vipere, da cani arrabbiati, quali erano i peccati degli uomini e dove erano anche i tuoi che facevano la loro parte, che mi parevano che mi volevano divorare vivo; il mio cuore fu preso da tali strettezze che me lo sentivo come se stesse sotto d'un torchio, tanto che sudai vivo sangue. Dimmi, quando tu sei giunta a soffrire tanto?
Dunque, quando ti trovi priva di me, afflitta, vuota d'ogni consolazione, ripiena di tristezze, d'affanni, di pene, vieni vicino a me, asciugami quel sangue, offrimi quelle pene in sollievo della mia amarissima agonia. Così facendo troverai il modo come poterti trattenere con me dopo la comunione; non che non soffrirai, perché la pena più amara che possa dare alle anime mie care è il privarle di me, ma tu, pensando che con quel tuo penare darai sollievo a me, sarai anche contenta».
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta