capitolo (13)
Dunque, andiamo da capo della mortificazione. «Voglio - mi diceva - che in tutte le cose tue, anche necessarie, siano fatte per spirito di sacrifizio. Vedi, le tue opere non possono essere riconosciute da me, come mie, se non hanno l'impronta della mortificazione. Come la moneta non è riconosciuta dai popoli se non contiene in se stessa l'immagine del loro re, anzi viene disprezzata e non curata. Così è delle tue opere: se non hanno l'innesto colla mia croce, non possono avere nessun valore.
Vedi, adesso non si tratta di distruggere le creature, ma te stessa; di farti morire per vivere in me solamente e della mia stessa Vita. È vero che ti costerà di più di quello che hai fatto, ma fatti coraggio, non temere: non tu farai, ma Io che opererò in te».
Quindi ricevevo altri lumi sull'annichilazione di me stessa e mi diceva: «Tu non sei altro che un'ombra, che mentre vai per prenderla ti sfugge; tu sei niente».
Mi sentivo tanto annientata, che avrei voluto nascondermi nei più cupi abissi, ma mi vedevo impossibilitata a farlo; provavo tale rossore che ne restavo muta. mentre stavo in questo disfacimento del mio nulla, Egli mi diceva: «Fatti vicino a me, appoggiati al mio braccio, Io ti sosterrò con le mie mani e tu riceverai fortezza. Tu sei cieca, ma la mia luce ti servirà di guida. Vedi, mi metterò innanzi, e tu non farai altro che guardarmi per imitarmi».
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta