Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.
Gesù è riportato innanzi a Pilato e posposto a Barabba. Gesù è flagellato.
SEDICESIMA ORA
dalle 8 alle 9 del mattino
O Signor mio Gesù Cristo, prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre ora medito la Sedicesima Ora, dalle 8 alle 9 del mattino.
E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.
Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa intenzione, e fa che sia di profitto per me e per molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio.
Mio tormentato Gesù, il mio povero cuore tra ansie e pene ti segue e, nel vederti vestito da pazzo, conoscendo chi sei tu, Sapienza infinita che dai il senno a tutti, vado in delirio e dico: Come! Gesù pazzo? Gesù malfattore? E ora sarai posposto al più grande malfattore, a Barabba.
Mio Gesù, santità che non ha pari, già sei di nuovo innanzi a Pilato. Egli, nel vederti così malamente ridotto e vestito da pazzo e che neppure Erode ti ha condannato, resta più indignato contro i giudei e si convince maggiormente della tua innocenza, e non vorrebbe condannarti. Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai giudei, quasi per smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che essi hanno del tuo sangue, ti presenta insieme con Barabba. Ma i giudei gridano:
“Non vogliamo libero Gesù, ma Barabba!”.
E allora Pilato, non sapendo che fare per calmarli, ti condanna alla flagellazione.
Mio posposto Gesù, mi si spezza il cuore nel vedere che, mentre i giudei si occupano di te per farti morire, tu, racchiuso in te stesso, pensi a dare a tutti la vita, e tendendo l’orecchio, ti sento dire:
“Padre Santo, guarda il Figlio tuo vestito da pazzo; questo ti ripara la pazzia di tante creature cadute nel peccato. Questa veste bianca sia dinanzi a te come discolpa per tante anime che si vestono della lugubre veste della colpa. Vedi, o Padre, l’odio, il furore, la rabbia che hanno contro di me, che quasi fa loro perdere la luce della ragione per la sete del mio sangue. Ed Io voglio ripararti tutti gli odi, le vendette, le ire, gli omicidi, ed impetrare a tutti la luce della ragione.
Guardami ancora, Padre mio: si può dare insulto maggiore? Mi hanno posposto al più grande malfattore. Ed Io voglio ripararti tutte le posposizioni che si fanno. Ah, tutto il mondo è pieno di posposizioni! Chi ci pospone ad un vile interesse, chi agli onori, chi alle vanità, chi ai piaceri, agli attaccamenti, alle dignità, alle crapule e perfino allo stesso peccato. All’unanimità tutte le creature ci pospongono, anche ad ogni piccola sciocchezza; ed Io sono pronto ad accettare la mia posposizione a Barabba per riparare le posposizioni delle creature”.
Mio Gesù, mi sento morire di dolore e di confusione nel vedere il tuo grande amore in mezzo a tante pene, e l’eroismo delle tue virtù in mezzo a tante pene ed insulti. Le tue parole e le riparazioni, come tante ferite, si ripercuotono nel mio povero cuore, e nel mio dolore ripeto le tue preghiere e le tue riparazioni. Neppure un istante voglio distaccarmi da te, altrimenti molte cose mi sfuggiranno di ciò che fai tu.
Ed ecco, che vedo? I soldati ti conducono ad una colonna per flagellarti. Amor mio, ti seguo, e tu, col tuo sguardo d’amore, guardami e dammi la forza di assistere alla tua dolorosa carneficina.
Mio purissimo Gesù, già sei vicino alla colonna. I soldati, inferociti, ti sciolgono per legarti ad essa. Ma non basta: ti spogliano delle tue vesti per fare crudele carneficina del tuo santissimo corpo. Amor mio, Vita mia, mi sento venir meno per il dolore nel vederti nudo. Tu tremi da capo a piè, ed il tuo santissimo volto si tinge di verginal rossore. Ed è tanta la confusione e il tuo sfinimento che, non reggendoti in piedi, stai per cadere ai piedi della colonna, ma i soldati, sostenendoti, non per aiutarti, ma per poterti legare, non ti fanno cadere.
Già prendono le funi e ti legano le braccia, tanto strette, che subito si gonfiano e dalla punta delle dita sprizza sangue. Poi, dall’anello della colonna passano le funi e catene intorno alla tua santissima persona, fino ai piedi, e ti legano alla colonna tanto stretto da non poter fare nemmeno un movimento, per poter così liberamente sfrenarsi su di te.
Mio spogliato Gesù, permettimi che mi sfoghi, altrimenti non posso più continuare a vederti tanto soffrire. Come? Tu che vesti tutte le cose create, il sole di luce, il cielo di stelle, le piante di foglie, gli uccelli di piume, tu spogliato? Che ardire! Ma il mio amante Gesù, con la luce che tramanda dagli occhi, mi dice:
“Taci, o figlia. Era necessario che fossi spogliato, per riparare per tanti che si spogliano di ogni pudore, di candore e di innocenza, che si spogliano di ogni bene e virtù e della mia grazia, e si vestono di ogni brutalità, vivendo a modo di bruti. Nel mio verginal rossore volli riparare le tante disonestà, mollezze e piaceri brutali. Perciò fa attenzione a ciò che faccio, e prega e ripara con me, e quietati”.
Flagellato Gesù, il tuo amore passa di eccesso in eccesso. Vedo che i carnefici prendono le funi e ti battono senza pietà, tanto da illividire tutto il tuo santissimo corpo, ed è tanta la ferocia, il furore nel batterti, che sono già stanchi. Ma altri due sottentrano. Prendono verghe spinose e ti battono tanto che subito dal tuo corpo santissimo incomincia a scorrere a rivi il sangue. Poi lo pestano tutto, formano dei solchi e lo riempiono di piaghe. Ma non basta: altri due sottentrano ancora, e con catene di ferro uncinate continuano la dolorosa carneficina. Ai primi colpi quelle carni peste e piagate si squarciano di più e cadono a brandelli per terra; restano scoperte le ossa, il sangue diluvia tanto, da formare un lago intorno alla colonna.
Mio Gesù, denudato Amor mio, mentre tu sei sotto questa tempesta di colpi, io mi abbraccio ai tuoi piedi, affinché possa prendere parte alle tue pene e resti tutta coperta del tuo preziosissimo sangue. Ogni colpo che ricevi è una ferita al mio cuore, molto più che, tendendo l’orecchio, sento i tuoi gemiti che non sono uditi, perché la tempesta dei colpi assorda l’aria intorno a te. Ed in quei gemiti tu dici:
“Voi tutti che mi amate, venite ad imparare l’eroismo del vero amore. Venite a smorzare nel mio sangue la sete delle vostre passioni, la sete di tante ambizioni, di tanti fumi e piaceri, di tante sensualità. In questo mio sangue troverete il rimedio a tutti i vostri mali”.
I tuoi gemiti continuano a dire:
“Guardami, o Padre, tutto piagato sotto questa tempesta di colpi. Ma non basta: voglio formare tante piaghe nel mio corpo, da dare sufficienti stanze nel cielo della mia umanità a tutte le anime, in modo da formare in me stesso la loro salvezza, e poi farle passare nel cielo della divinità. Padre mio, ogni colpo di questi flagelli ripari innanzi a te ogni specie di peccato, a uno a uno, e, come colpiscono me, così scusino quelli che li commettono. Questi colpi colpiscano i cuori delle creature e parlino loro del mio amore, tanto da forzarle ad arrendersi a me”.
E mentre ciò dici, è tanto grande il tuo amore, anche se con sommo dolore, che quasi aizzi i carnefici a batterti di più. Mio scarnificato Gesù, il tuo amore mi schiaccia, mi sento impazzire. Il tuo amore non è stanco, mentre i carnefici sono sfiniti di forze e non possono più continuare la dolorosa carneficina. Già ti tagliano le funi e tu cadi quasi morto nel tuo stesso sangue. E nel vedere i brandelli delle tue carni, ti senti morire di dolore, vedendo in quelle carni separate da te le anime riprovate. Ed è tanto il dolore che stai boccheggiando nel tuo proprio sangue.
Mio Gesù, lasciami che ti prenda fra le mie braccia per ristorarti un po’ col mio amore. Ti bacio, e col mio bacio chiudo tutte le anime in te, così nessuna più si perderà. E tu benedicimi.
Dalle 8 alle 9 Gesù è spogliato nudo e sottoposto a crudeli battiture. E noi, siamo spogliati di tutto? Gesù è legato alla colonna, e noi, ci facciamo legare dall’amore? Gesù è legato alla colonna mentre noi, coi nostri peccati ed attaccamenti, alle volte anche a cose indifferenti o buone in sé stesse, aggiungiamo le nostre funi, non contenti delle funi con cui lo hanno legato i giudei. Intanto Gesù, col suo sguardo pietoso, ci chiama per farsi slegare. Non vediamo in quello sguardo che c’è anche un rimprovero per noi, avendo contribuito anche noi a legarlo? Per sollevare l’afflitto Gesù, dobbiamo togliere prima le nostre catene, per poter giungere poi a togliere le catene delle altre creature. Queste nostre piccole catene molte volte non sono altro che piccoli attaccamenti alla nostra volontà, al nostro amor proprio un po’ risentito, alle nostre piccole vanità che, formando intreccio, legano dolorosamente l’amabile Gesù.
Talvolta poi, Gesù, preso d’amore per la nostra povera anima, vuol toglierci lui queste catene per non farsi ripetere da noi il doloroso legamento. Ah! Quando ci lamentiamo, perché non vogliamo stare legati soli con Gesù, lo costringiamo, quasi contristato, a ritirarsi da noi.
Il nostro straziato Gesù, mentre soffre, ripara tutti i peccati contro la modestia. E noi, siamo puri nella mente, nello sguardo, nelle parole, negli affetti, in modo da non aggiungere altri colpi su quel corpo innocente? Siamo sempre legati a Gesù, in modo da trovarci pronti a difenderlo quando le creature lo colpiscono con le loro offese?
Mio incatenato Gesù, le tue catene siano le mie in modo che io senta sempre te in me, e tu sempre me in te.
Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.
Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo, parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie e un Ti benedico.
Deh, o Gesù, fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!
Deh, o Gesù, stringimi al tuo cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.
Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all'unione con te.
Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e mi resto in te.
fonte audio: www.donleonardomariapompei.it