Il mio dolce Gesù si faceva vedere nel mio cuore ed il suo palpito palpitava nel mio. Io l’ho guardato ed egli mi ha detto:
“Figlia mia, chi veramente mi ama ed in tutto fa il mio Volere, il suo palpito ed il mio son uno solo. Sicché io li chiamo i palpiti miei, e come tali li voglio intorno e fin dentro il palpito del mio cuore, tutti intenti a consolarmi, a raddolcire tutti i miei palpiti dolorosi; ed il loro palpito nel mio formerà dolce armonia che mi ripeterà tutta la mia vita, mi parlerà delle anime costringendomi a salvarle.
Ma, figlia mia, per fare eco al mio palpito, quale spogliamento si richiede! Dev'essere più vita di Cielo che di terra, più divina che umana! Basta anche un’ombra, una piccola cosa, per fare che l’anima non senta la forza, le armonie, la santità del mio palpito, e quindi non fa eco al mio, non armonizza insieme con me, ed io sono costretto a rimanere solo nel mio dolore o nelle mie gioie. E questi dolori li ho da anime che chi sa quanto mi promettevano, ma alle occasioni sono stato lasciato deluso delle loro promesse”.
(Libro di Cielo 11° Volume - 1 aprile 1916)