IVª MEDITAZIONE (2ª parte)
Differenza tra 'FARE' e 'VIVERE la Divina Volontà - Il 'FIAT'
Relazione di Antonietta Abbattista
San Giovanni Rotondo (FG) - 5 ottobre 1997
Nel Volume 12°, nel 1917, il Signore ribadisce ancora il fatto che si può conoscere la Divina Volontà e vivere alla luce della Divina Volontà, ma non vivere in stretta unione con Essa.
Pensiamo all’esempio fatto prima, di chi vive fuori dell’abitato e viene investito dalla luce e dal calore del sole, ma non è totalmente eclissato nel sole. Sempre nel 12° Volume, in maniera diversa il Signore riprende e ribadisce questo concetto dicendo che vivere rassegnato e vivere nel Divin Volere sono due modi diversi di accostarsi alla Divina Volontà; perché chi vive rassegnato alla Divina Volontà sarà rassegnato alla Divina Volontà in tutte le cose, sia quelle prospere che quelle avverse e saprà riconoscere in tutte le cose create da Dio l’ordine e la disposizione che Lui ha loro dato, sapendo che nemmeno un capello del nostro capo può cadere se Dio non vuole; e questo l’anima che si sottomette alla Volontà di Dio lo capisce, lo conosce.
Però, chi è solo sottoposto e rassegnato alla Divina Volontà, non è in continua comunione con Essa, perché vi saranno dei momenti, degli intervalli, in cui la corrente della Volontà del Padre non è in comunione continua con la corrente della volontà del figlio; e in questi momenti il figlio potrebbe abituarsi a fare la propria volontà umana. Nonostante ciò questo è comunque un primo avvio, un primo grado verso la santità.
Invece, vivere totalmente nella Divina Volontà significa vivere in stretta unione con Essa; significa che l’anima si sente incapace di agire da sola, per cui l’anima si rivolge al Signore dicendogli: “Mio Dio, Signore, se devo operare, operiamo insieme”.
In questa maniera l’anima fa suoi tutti i pensieri del Padre; soffre, ama, guarda, cammina: fa tutto ciò che fa il Padre. L’anima è il ritratto perfetto del Padre; non c’è quasi più differenza, perché è Dio che agisce in noi.
Si può dire che l’anima che opera in stretta unione con la Divina Volontà è la ripetitrice della Vita di Gesù.
In questo appunto consiste la vera Santità. E’ la santità più bella, è la Santità delle santità. Questa Santità affonda tanto le radici nel profondo della terra che non c’è pericolo che oscilli; riempie Cielo e terra, ed i fiori di questa Santità sbocciano soltanto nel Cielo.
Difatti, in questo tipo di Santità non possono esserci azioni esteriori, miracoli esteriori che possano far strepitare ed eccitare la gente. La Santità di quest’anima a volte è conosciuta soltanto da Dio: è una Santità che sboccia in Cielo e vive nascosta in Dio. Il mondo a volte conosce quasi nulla di quest’anima. La sua passione è la Divina Volontà ed il FIAT diventa il suo motto continuo. Questa è perciò la Santità per eccellenza. Come ha detto anche S. Giovanni Maria Grignon de Montfort: “Questa è la Santità che fisserà tutte le altre santità delle vecchie generazioni”. Anche le stelle più belle del passato, i Santi più grandi, quelli che si sono contraddistinti dai miracoli o per le conversioni strepitose, al confronto di questa grande Santità saranno quasi eclissati, perché questa è la Santità per eccellenza.
Per inculcare meglio in noi questo concetto della Divina Volontà, in un altro Volume del 1926 il Signore ripete gli stessi concetti in maniera diversa, e lo fa portando degli esempi bellissimi, chiarificatori, in modo che anche l’anima più semplice possa comprendere.
Qui il Signore parla ancora della differenza che esiste fra l’anima che vive soltanto degli effetti della Divina Volontà e l’anima invece che vive in pieno la Divina Volontà. Per capire bene questa differenza, Gesù suggerisce a Luisa di tenere presente il sole e la terra: il sole si trova nella volta del cielo e manda i suoi raggi sulla terra; la terra riceve gli effetti della luce del sole. Sembra quasi che tra il sole e la terra vi sia un accordo: il sole da un lato nel mandare i suoi raggi sulla terra e la terra nel riceverli. Dobbiamo tenere presente però che gli effetti del sole non sono duraturi, non sono perpetui, perenni; ci sono momenti in cui, per effetto del moto di rotazione, di rivoluzione, la terra riceve in maniera efficace i raggi del sole e momenti in cui non li riceve; vi saranno perciò dei momenti in cui la terra apparirà fiorita, verde, lussureggiante, e dei momenti in cui la terra apparirà spoglia. E questo perché la terra non è ferma, ma gira; non è ferma come invece è l’anima che vive continuamente ferma, fissa, legata al Divin Volere.
Gesù continua a spiegare a Luisa dicendo che se la terra possedesse in pieno gli effetti che il sole produce, la terra non avrebbe più bisogno di mendicare gli effetti dal sole perché diverrebbe sole essa stessa; ma questo in realtà non succede.
Questa immagine della terra che muta, che ora ci appare spoglia ed ora fiorita, è l’immagine dell’anima che a volte si sottopone alla Divina Volontà, ed a volte invece fa subentrare degli intervalli nei quali fa la sua volontà, la volontà umana. Per non parlare poi della terra che non vuole invece assolutamente farsi toccare dalla luce del sole e così ci appare sempre squallida, senza un filo d’erba! Tale, dice Gesù, è l’anima che vive lontana dalla Divina Volontà. Questo è lo stato in cui si viene a trovare Adamo dopo il peccato; perché dopo aver peccato, dopo aver voluto fare la sua volontà, Adamo ha perso la pienezza della luce che gli era stata data nel momento della creazione e si è trovato così immiserito; e mentre prima era la nota di accordo della Creazione, si è trovato ad essere la nota scordante fra Cielo e terra.
Perché Adamo riconquistasse la Divina Volontà era necessario che venisse sulla terra un Riparatore, appunto il Verbo, che si è Incarnato perché ritornasse nuovamente la pienezza della Luce della Divina Volontà.
Questa pienezza è stata ottenuta anche dalla Madre Celeste, Colei che nella sua vita ha fatto in pieno la Divina Volontà e che quindi è da paragonare al Sole, e come Sole può dare luce a tutti.
Nel 9° Volume, Nostro Signore spiega come fare la Divina Volontà, in senso stretto.
L’unione suprema con la Volontà Divina si ha quando l’anima fa sua la vita della Divina Volontà, quando cancella qualsiasi ombra della volontà umana e accetta tutto ciò che Dio dispone per lei e per gli altri; per cui accetta la povertà, accetta la morte e, anche se sembra un discorso paradossale, l’anima accetta anche le cose più brutte, perché sa che quelle cose le vuole Dio. Solo in tal modo l’anima si abituerà a fare pienamente la Volontà di Dio. E persino i castighi che a volte Dio manda li accetta, perché pensa che sono castighi che Dio deve mandare per scuotere un po' le coscienze degli uomini.
Questa è quindi la differenza fra chi vive soltanto rassegnato, sottoposto, alla Volontà di Dio e chi vive invece in unione stretta, intima, in comunione perfetta con il nostro Creatore. Ed è questo il sogno, il piano di Dio.
Dio aspetta le generazioni a cui affidare il TERZO FIAT, queste generazioni che accoglieranno questo Terzo Fiat; Dio sogna che l’uomo possa tornare come allo stato d’origine, com’era all’inizio Adamo, prima del peccato.