[AUDIO] Meditazione sul 1° volume
capitoli 15 e 16
Gesù introduce Luisa nella sublime scienza della sua passione, che deve diventare alimento continuo di ogni anima che desideri entrare nel regno del Divin Volere.
Imitare la Passione di Gesù ed accettare da Lui, con amore, qualunque croce e sofferenza disponga per il nostro bene.
Volume 1 - Capitolo 15
Gesù vuole innamorare l’anima del patire per amore suo, perciò la porta ad immergersi nel mare sconfinato della sua passione.
Dopo queste cose, un giorno, dopo la comunione, me lo sentivo in me tutto amore, e che tanto mi voleva bene che io stessa ne restavo tanto meravigliata ché mi vedevo così cattiva ed incorrispondente; e dicevo dentro di me: «Fossi buona almeno e corrispondessi! Ho timore [che] ancora mi lasci» (questo timore di lasciarmi l'ho avuto sempre e lo tengo ancora, e delle volte è tanta la pena che sento, che credo che la pena della morte sarebbe minore, e se lui stesso non viene a quietarmi non so darmi pace) «ed invece vuole stringersi più intimamente a me!». Mentre così me Lo sentivo dentro di me, con voce interna mi disse: «Diletta mia, le cose passate non sono state altro che un preparativo, adesso voglio venire ai fatti; e per disporre il tuo cuore a fare quello che voglio da te, cioè l'imitazione della mia Vita, voglio che ti interni nel mare immenso della mia Passione. E tu quando avrai ben capito l'acerbità delle mie pene, l'amore con cui le soffrii, chi sono Io che tanto soffrii, e chi sei tu, vilissima creatura, ahi! il tuo cuore non ardirà di opporsi ai colpi, alla croce, che Io per solo tuo bene le tengo preparate. Ma anzi, il solo pensare che Io, tuo Maestro, ho sofferto tanto, le tue pene ti parranno ombre confrontate con le mie, ti sarà dolce il patire e giungerai a non poter stare senza patimenti».
La natura tremava al solo pensare ai patimenti; Lo pregavo che lui stesso mi desse la forza, ché senza di lui mi sarei servita dei suoi stessi doni per offendere il Donatore. Onde mi diedi tutta a meditare la Passione, e mi fece tanto bene all'anima mia che, credo, tutto il bene mi sia venuto da quella fonte. Mi vedevo la Passione di Gesù Cristo come un mare immenso di luce, che coi suoi innumerevoli raggi mi ferivano tutta; cioè: raggi di pazienza, d'umiltà, d'ubbidienza e di tante altre virtù; mi vedevo tutta circondata da questa luce e ne restavo annichilita nel vedermi così diversa da lui. Quei raggi che m'inondavano, erano tanti rimproveri per me; mi sentivo dire: «Un Dio, paziente! E tu?... Un Dio, umile e sottomesso anche ai suoi stessi nemici! E tu?... Un Dio, che soffre tanto per amor tuo! E le tue sofferenze dove sono, per amor suo?».
Lui stesso delle volte mi faceva la narrazione delle pene da lui sofferte, che ne restavo tanto commossa che piangevo amaramente.
Volume 1 - Capitolo 16
La prima visione di Gesù penante.
Un giorno, mentre lavoravo stavo considerando le pene acerbissime che soffrì il mio buon Gesù; il mio cuore lo sentivo tanto oppresso dalla pena, che mi mancava la respirazione. Temendo di qualche cosa, volle distrarmi coll'uscire fuori al balcone.
Faccio per guardare in mezzo alla strada, ma, che veggo? Veggo la strada tutta piena di gente e, in mezzo, il mio amante Gesù con la croce sulle spalle, chi Lo tirava da una parte e chi dall'altra, tutto affannoso, col volto grondando Sangue, che alzò gli occhi verso di me in atto di chiedermi aiuto. Chi potrà dire il dolore che provai, l'impressione che fece sull'animo mio una vista così compassionevole! Subito entrai dentro, non sapevo io stessa dove mi trovavo, il cuore me lo sentivo spezzare per [il] dolore; gridavo, piangendo gli dicevo: «Mio Gesù, vi potessi almeno aiutare! Vi potessi liberare da quei lupi così arrabbiati! Ahi! vorrei almeno soffrire quelle pene in vece vostra, per dare un sollievo al mio dolore! Deh! mio Bene, dammi il patire, ché non è giusto che voi tanto soffrite, ed io, peccatrice, stia senza penare!».