[AUDIO] Meditazione sul 1° volume

capitolo 41

 

I quattro modi con cui Gesù comunicava soprannaturalmente con Luisa e la loro perfetta conformità con la dottrina autentica dei Dottori di teologia mistica.

I modi ordinari con cui Gesù comunica con tutte le anime: quali sono e come discernerli.




Volume 1 - Capitolo 41

I vari modi con cui il Signore mi ha parlato.

Passo a dire altro, per ordine del confessore attuale. Io ubbidisco a manifestare i vari modi con cui il Signore mi ha parlato: A me pare che i modi con cui Iddio mi parla siano quattro, ma questi quattro modi di parlare di Gesù sono assai diversi dalle ispirazioni.

1° - Il primo modo è quando l'anima esce fuori di sé. Voglio però prima spiegare, come meglio posso, questo uscire fuori di me stessa. Questo avviene in due modi.

1a - II primo è istantaneo, quasi un baleno, ed è così repentino che a me pareva che il corpo si sollevasse un po' dal letto per seguire l'anima, ma poi è rimasto lì, ed a me è parso che il corpo è rimasto morto e l'anima invece ha seguito Gesù camminando [per] tutto l'universo, la terra, l'aria, i mari, i monti, il purgatorio ed il cielo, ove tante volte mi ha fatto vedere il posto ove io starò dopo morta.

1b - L'altro modo di uscire l'anima poi è più quieto, pare che il cor­po si sopisce insensibilmente e resta come impietrito alla presenza di Gesù Cristo; ma però rimane l'anima col corpo, ed il corpo non sente più nulla delle cose esterne, anche se si sconvolgesse tutto l'universo, anche se mi bruciassero e mi facessero a pezzi.

Questi due modi di uscire fuori di me stessa, così diversi, io li ho notati sensibilmente perché, nel primo modo, dovendo io obbedire al confessore che veniva a destarmi, l'ho visto dal luogo ove mi conduce­va Gesù; cioè: o dai confini della terra, o dall'aria, o dai monti, o dal mare, o dal purgatorio, o anche dallo stesso Paradiso.

Anzi mi pareva di non fare in tempo per far trovare l'anima nel corpo dal confessore e, quindi, non poter obbedire, e pareva che, così di lontano come io mi trovavo coll'anima, mi pareva, dico, che mi affaccendassi tutta, mi angosciassi e mi affliggessi, se mai non facessi in tempo a farmi trovare dal confessore, e perciò a non ubbidire. Ma confesso però che mi sono trovata sempre in tempo, e l'anima mi pareva che entrasse nel corpo prima che il confessore cominciasse a darmi l'obbedienza di destarmi.

Anzi, dico la verità, che tante volte io vedevo di lontano il confessore che veniva, ma per non lasciare Gesù, pareva che non pensassi al confessore che veniva, ed allora Gesù, Egli stesso mi premurava a tornare coll'anima nel corpo per poter obbedire al confessore; ed allora io mi sentivo una gran ripugnanza di lasciare Gesù, ma l'obbedienza vinceva e, lasciando Gesù, egli stesso, o mi baciava o mi abbracciava, o faceva altra cosa per licenziarsi da me. Ed io, lasciando il mio caro Gesù, gli dicevo: «Vado al confessore, ma voi, mio buon Gesù, tornate presto, non appena il confessore se ne andrà».

Questi dunque sono i due modi con cui l'anima pareva che uscisse dal corpo, ed in questi due modi di uscire l'anima, Iddio mi parla. Questo modo di parlare, egli stesso lo chiama parlare intellettuale. Mi ingegnerò di spiegarlo.

L'anima, dunque, uscita dal corpo e trovandosi innanzi a Gesù, non ha bisogno di parole per intendere ciò che il Signore le vuol dire, né l'anima ha bisogno di parlare per farsi intendere, ma per mezzo dell'intelletto. Oh! quanto ci intendiamo benissimo quando ci troviamo insieme!

Da una luce che da Gesù mi viene nell'intelletto, mi sento imprimere in me tutto ciò che il mio Gesù vuol farmi capire. Questo modo è molto alto e sublime, tanto che la natura difficilmente sa adattarsi a spiegarlo con le parole; appena può dirne qualche idea. Questo modo di farsi intendere Gesù, è rapidissimo, in un semplice istante si apprendono molte cose sublimi che leggendo libri interi.

Oh! quanto è Maestro ingegnosissimo Gesù, che in un semplice istante insegna molte cose, che ad un altro ci vorrebbero anni interi, se pure vi riesce; perché il maestro terreno non ha potenza di poter tirare la volontà del discepolo, né di poterla infondere nella mente senza sforzo e fatica.

Ma in Gesù, no, tanta è la sua dolcezza, l'amabilità del suo tratto, la soavità del suo parlare. E poi, è tanto bello, che l'anima appena Lo vede si sente tanto tirata, che delle volte è tanta la velocità con cui corre appresso a Gesù, che senza quasi avvedersi, si trova trasformata nell'oggetto amato, in modo che l'anima non sa discernere più il suo essere terreno, tanto resta immedesimata coll'Essere Divino.

Chi può dire ciò che l'anima prova in questo stato? Ci vorrebbe o Gesù stesso, o[p]pure un'anima separata perfettamente dal corpo. Perché l'anima, trovandosi un'altra volta circondata dal muro di questo corpo e perdendo quella luce che prima la teneva inabissata, molto vi perde e vi resta oscurata, sicché se si volesse provare a dirne qualche cosa, non può dirle che rozzamente.

Per darne un'idea, dico che m'immagino un cieco nato, che non ha mai avuto il bene di vedere ciò che si contiene nell'universo intero, e, per pochi minuti avesse il bene d'aprire gli occhi alla luce e potesse vedere tutto ciò che si contiene nel mondo: il sole, il cielo, il mare, le tante città, le tante macchine, le varietà dei fiori e le tante altre cose che ci sono nel mondo; e, dopo quei pochi minuti di luce ritornasse alla cecità di prima. Or, potrebbe costui dire distintamente tutto ciò che ha visto? Potrebbe far un abbozzo, dire qualche cosa in confuso.

Ora, una similitudine succede quando l'anima si trova separata e poi nel corpo; non so se dico spropositi! Come a quel povero cieco, non gli resterebbe la pena della perduta vista, così l'anima, vive gemente e quasi in un stato violento; perché l'anima si sente violentata sempre verso il Sommo Bene; è tanta l'attrazione che Gesù resta nell'anima di Sé, che l'anima vorrebbe stare sempre attratta nel suo Dio.

Ma ciò non può essere, e perciò si vive come se si vivesse in purgatorio. Aggiungo che l'anima non ha niente del suo in questo stato, è tutto operazione che fa il Signore.

2° - Ora m'ingegnerò di spiegare il secondo modo che tiene Gesù nel parlare; ed è che l'anima, trovandosi fuori di se stessa, vede la persona di Gesù Cristo, come, per esempio, da Bambino, o sia crocifisso, o in qualunque altro atteggiamento, e l'anima vede che il Signore dalla sua bocca pronunzia le parole e l'anima dalla sua bocca risponde; delle volte succede che l'anima si mette a conversare con Gesù come farebbero due intimi sposi.

Sebbene il parlare di Gesù è parchissimo, appena quattro o cinque e delle volte anche una sola parola, rarissime volte si diffonde qualche poco.

Ma in quel pochissimo parlare, oh! quanta luce vi introduce nell'anima! mi sembra vedere, a prima vista, un piccolo ruscello, ma, guardando bene, invece d'un ruscello [l'anima] vi vede un vastissimo mare; così è una sola parola detta da Gesù: è tanta l'immensità della luce che resta nell'anima, che ruminandola ben bene vi scorge tante cose sublimi e profittevoli all'anima sua, che ne rimane stupita. Io credo che se si unissero insieme tutti i sapienti, resterebbero tutti confusi e muti ad una sola parola di Gesù.

Ora, questo modo è più confacevole all'umana natura e facilmente si sa manifestare, perché l'anima entrando in se stessa si porta con sé ciò che ha sentito dire dalla bocca di Nostro Signore e lo comunica al corpo.

Non riesce così facile, quando è per mezzo d'intelletto. Per me, ritengo che Gesù tiene questo modo di parlare per adattarsi all'umana natura, non che ha bisogno di parola per farsi intendere, ma perché questo modo più facilmente l'anima capisce e può manifestarlo al confessore. Insomma, Gesù fa come un Maestro dottissimo, sapiente, intelligente, che possiede in grado eminentissimo tutte le scienze e che nessuno può eguagliarlo, ma siccome si trova tra discepoli che non hanno imparato ancora le prime sillabe dell'alfabeto, ritenendo tutto in sé gli altri studi, impara ai discepoli: a, b, c, eccetera.

Oh! quanto è buono Gesù. Si adatta coi dotti e parla loro in modo altissimo, in modo che per capirlo devono studiare ben bene ciò che gli dice; si adatta cogli ignoranti e si finge lui anche ignorantello e parla in modo basso, in modo che nessuno può restare digiuno delle lezioni di questo Divin Maestro.

3 ° - Il terzo modo che Gesù mi parla è quando, parlando, partecipa nell'anima la sua stessa sostanza. A me sembra che, come il Signore quando creò il mondo, ad una sola parola furono create le cose, così essendo la sua parola creatrice, nell'atto stesso che dice la parola già crea nell'anima quella stessa cosa che dice. Come, per esempio, Gesù dice all'anima: «Vedi quanto sono belle le cose? Per quanto l'occhio tuo può scorrere sulla terra e nel cielo, mai troverai bellezza simile a me». In questo dire di Gesù l'anima si sente entrare in sé un certo che di divino. L'anima resta tanto attirata verso questa bellezza ed insiememente perde l'attrattiva per tutte le altre cose: [che] per quanto belle e preziose fossero non le fanno nessuna impressione sull'animo. Quello che le resta fisso e quasi trasmutato in sé, è la bellezza di Gesù: a quella pensa, di quella bellezza si sente investita e resta tanto innamorata che, se il Signore non operasse un altro miracolo, le creperebbe il cuore. E, di pur amore [in] di questa bellezza di Gesù, spirava l'anima per volare nel cielo a bearsi di questa bellezza di Gesù. Io stessa non so se dico spropositi.

Per spiegarmi meglio di questo parlare sostanziale di Gesù dico un'altra cosa. Gesù dice: «Vedi quanto son puro, anche in te voglio purità in tutto». In queste parole l'anima si sente entrare in sé una purità divina, questa purità si trasmuta in se stessa e giunge a vivere come se non avesse più corpo; e così poi delle altre virtù. Oh, quanto è desiderabile questo parlare di Gesù! Io, per me, darei tutto ciò che sta sulla terra, se potessi essere padrona, per avere una sola di queste parole di Gesù.

4° - Il quarto modo che Gesù mi parla è quando trovandomi in me stessa, cioè nello stato naturale. E questo è pure di due modi: il primo è quando trovandomi in me stessa, raccolta nell'interno del cuore, senza articolazione di voce o di suono all'orecchio del corpo, Gesù internamente parla. Il secondo è come si fa da noi; e questo succede delle volte stando anche distratta o pure parlando con altre persone, ma una sola di queste parole basta a raccogliermi se distratta, o a darmi la pace se son turbata, a consolarmi se son afflitta.