[AUDIO] Meditazione sul 1° volume
capitoli 4-6
Gesù vuole che impariamo a vedere in Lui e a vivere in Lui ogni tipo di rapporto con le creature.
E nelle loro azioni verso di noi, buone o cattive che siano, sempre un segno e una manifestazione della sua Divina Volontà.
Volume 1 - Capitolo 4
“Imita me quando stavo nella casa di Nazareth”.
Quindi tutto il giorno me Lo sentivo sopra, mi riprendeva di tutto, come, per esempio, se mi lasciavo trasportare nel discorrere un po’ troppo con la famiglia di cose anche indifferente, non necessarie, la voce interna mi diceva: “Questi discorsi ti riempiono la mente di cose che a Me non appartengono, ti circondano il cuore d’una polvere in modo da farti sentire debole la mia grazia, non più viva. Deh, imita Me quando stavo nella casa di Nazareth! La mia mente non si occupava d’altro che della gloria del Padre e della salvezza delle anime, la mia bocca non diceva altro che discorsi santi, con le mie parole cercavo di riparare le offese del Padre, di saettare i cuori e tirarli al mio amore e, primariamente, la mia Madre e S. Giuseppe; in una parola, tutto chiamava Dio, tutto si operava per Dio e tutto a Lui si riferiva. Perché non potresti tu [fare] altrettanto?”
Io miravo le creature tutte in Dio.
Io restavo muta, tutta confusa, cercavo quanto più potevo di starmene sola, Gli confessavo la mia debolezza, Gli chiedevo aiuto e grazia di poter fare ciò che Lui voleva, ché da me sola non sapevo fare altro che male. Se fra il giorno la mia mente si occupava di pensare a persone a cui io volevo bene, subito mi riprendeva dicendomi: “Questo è il bene che mi vuoi? Chi mai ti ha amato come Me? Vedi, se tu non la finisci, Io ti lascio!” Alle volte mi sentivo dare tali e tanti rimproveri amari che non facevo altro che piangere.
Specialmente una mattina, dopo la Comunione mi diede un lume tanto chiaro sull'amore grande che Lui mi portava e sulla volubilità ed incostanza delle creature, che il mio cuore ne restò tanto convinto, che d’allora in poi non è stato più capace d’amare persona alcuna. M’insegnò il modo come amare le creature senza discostarmi da Lui; cioè, col mirare le creature come immagine di Dio, in modo che se ricevevo il bene dalle creature, dovevo pensare che solo Iddio era il primo autore di quel bene e che se ne era servito per mezzo della creatura di mandarmelo; quindi il mio cuore più a Dio si legava. Se poi ricevevo delle mortificazioni, dovevo guardarle pure come strumenti nelle mani di Dio per la mia santificazione; onde il mio cuore non restava ombrato col mio prossimo. Onde da questo modo avveniva che io miravo le creature tutte in Dio, [tanto che] per qualunque mancanze vedevo in loro, mai non perdevo la stima; se mi motteggiavano, mi sentivo obbligata, pensando che mi facevano fare nuovi acquisti per l’anima mia; se mi lodavano, ricevevo con disprezzo queste lodi, dicendo: “Oggi questo, domani possono odiarmi”, pensando alla loro incostanza. Insomma, il mio cuore acquistò tale una libertà, che io stessa non so esprimerlo.
Volume 1 - Capitolo 6
“Sopra di te ho fatti dei grandi disegni”.
Quando il Divin Maestro mi liberò dal mondo esterno, allora vi pose mano a purificare l’interno, e con voce interna mi diceva: “Adesso siamo rimasti soli, non c’è più nessuno che ci disturbi; non sei adesso più contenta che prima che dovevi contentare tanti e tanti? Vedi, uno solo è più facile contentarlo; devi fare conto che Io e tu siamo soli nel mondo. Promettimi d’essere fedele ed Io verserò in te tali e tante grazie da restarne tu stessa meravigliata”.
Quindi proseguì a dirmi: “Sopra di te ho fatti dei grandi disegni, sempre se Mi corrispondi! Voglio fare di te una mia perfetta immagine, cominciando da che [Io] nacqui finché morii. Io stesso t’insegnerò un poco per volta il modo come fare”.