“Dopo che il tutto creai, formai la natura dell’uomo colle mie stesse mani creatrici; e come formai le ossa, stendevo i nervi, formai il cuore, così accentravo il mio amore, e dopo che lo vestii di carne, formando come la più bella statua che nessun altro artefice poteva mai fare, lo guardai, lo amai tanto che il mio amore sboccò, non potendo contenerlo, ed alitandolo gli infusi la vita.
Ma non fummo contenti. La Trinità Sacrosanta, dando in eccesso d’amore, volle destarlo, dandogli intelletto, memoria e volontà; e secondo la sua capacità di creatura, lo arricchimmo di tutte le particelle del nostro Essere divino. Tutta la Divinità era tutta intenta ad amare ed a riversarsi nell'uomo. Fin dal primo istante della sua vita sentì tutta la forza del nostro amore, e dal fondo del suo cuore espresse colla sua voce l’amore al suo Creatore.
Oh, come ci sentimmo felici nel sentire che l’opera nostra, la statua fatta da noi, parlava, ci amava, e con amore perfetto! Era il riflesso del nostro amore che usciva da lui; quest’amore non era stato contaminato dalla sua volontà, perciò il suo amore era perfetto, perché possedeva la pienezza del nostro amore. Fin ad allora, fra tutte le cose da noi create, nessuna cosa ci aveva detto che ci amava. Ora nel sentire l’uomo che ci amava, la nostra gioia, il nostro contento fu tanto grande che, per compimento della nostra festa, lo costituimmo re di tutto l’universo e come il più bel gioiello delle nostre mani creatrici”.
(Libro di Cielo 20° Volume - 29 ottobre 1926)