Gesù tutto mesto e dolente mi ha detto:
“Ah, figlia mia, se l’uomo conoscesse sé stesso, oh, come si guarderebbe dal macchiarsi, perché è tale e tanta la bellezza, la nobiltà, la speciosità, che tutte le bellezze e diversità delle cose create in sé raduna; e questo ché essendo create tutte le altre cose della natura per servizio dell’uomo e l’uomo doveva essere superiore a tutte, quindi per essere superiore doveva radunare in sé tutte le qualità delle altre cose create. Non solo, ma essendo create le altre cose per l’uomo e l’uomo solo per Dio e per sua delizia, di conseguenza avveniva che non solo doveva radunare in sé tutto il creato, ma doveva superarlo fino a ricevere in sé l’immagine della Maestà Suprema. E l’uomo ad onta di tutto questo, non curando tutti questi beni non fa altro che lordarsi delle più brutte sporcizie”.
Ed è scomparso. Ond’io comprendevo che succede a noi come ad una povera, che avendo ricevuto una veste d’oro tessuto, arricchita di gemme e di pietre preziose, siccome non se ne intende, non ne conosce il valore, la tiene esposta alla polvere, l’infanga facilmente e la tiene in conto d’una veste ruvida e di poco costo, dimodoché se le viene tolta, poco o nessun dispiacere ne soffre. Tale è la nostra cecità riguardo a noi stessi.
(Libro di Cielo 6° Volume - 10 giugno 1904)