“Figlia mia, il vero amore dimentica sé stesso e vive agli interessi, alle pene ed a tutto ciò che appartiene alla persona amata”.
Ed io: “Signore, come si può dimenticare sé stesso mentre lo sentiamo tanto? Non è che sia una cosa da noi lontana oppure divisa, che facilmente si può dimenticare”.
E di nuovo [Gesù] ha soggiunto che: “Là c’è il sacrifizio del vero amore, che mentre tiene sé stesso deve vivere a tutto ciò che appartiene alla persona amata, anzi se si ricorda di sé stesso, questo ricordo deve servire ad industriarsi maggiormente come potersi consumare per l’oggetto amato; e l’amato se vede che l’anima si dà tutta per lui, la saprà bene ricompensare dandole tutto sé stesso e facendola vivere della sua vita divina. Sicché chi tutto dimentica, tutto trova.
Oltre di ciò è necessario vedere la differenza che passa tra ciò che si dimentica e ciò che si trova: si dimentica il brutto e si trova il bello, si dimentica la natura e si trova la grazia, si dimenticano le passioni e si trovano le virtù, si dimentica la povertà e si trova la ricchezza, si dimentica la stoltezza e si trova la sapienza, si dimentica il mondo e si trova il cielo”.
(Libro di Cielo 6° Volume - 10 novembre 1903)