“Figlia mia, nell'ordine della grazia succede come nell'ordine naturale: il sole dà la luce a tutti, eppure non tutti godono gli stessi effetti, ma non da parte del sole, ma da parte delle creature. Una se ne serve della luce del sole per lavorare, per industriarsi, per apprendere, per apprezzare le cose; questa si fa ricca, si costituisce e non va mendicando il pane dagli altri.
Un’altra se ne sta oziando, non vuole impicciarsi di nulla, la luce del sole la inonda da per tutto, ma per lei è inutile, non ne vuol far nulla; questa è povera e malaticcia, perché l’ozio produce molti mali, fisici e morali, e se sente fame, ha bisogno di mendicare il pane altrui.
Ora di queste due n’è causa forse la luce del sole? Oppure ad una dà più luce, all'altra meno? Certo che no, la sola differenza è che una profitta in modo speciale della luce, l’altra no.
Ora così nell'ordine della grazia, la quale più che luce inonda le anime, ed ora si fa tutta voce per chiamarle, voce per istruirle, per correggerle, ora si fa fuoco e brucia loro le cose di quaggiù, e con le sue fiamme mette loro in fuga le creature, i piaceri, con le sue scottature forma i dolori, le croci, per dare all'anima la forma della santità che vuole da lei; ora si fa acqua e purifica l'anima, l’abbellisce e la inzuppa tutta di grazia.
Ma chi è che sta attenta a ricevere tutti questi flussi di grazia, chi mi aderisce? Ah, troppo pochi! E poi si ardisce di dire che a questi do la grazia per farsi santi ed agli altri no, quasi volendone dare a me la colpa, e si contentano di menare la vita oziando, come se la luce della grazia non stesse per loro”.
(Libro di Cielo 11° Volume - 20 ottobre 1916)