Ripetevo i miei lamenti con Gesù dicendogli: “Come mi hai lasciato? Mi promettesti che tutti i giorni, almeno una volta, saresti venuto, e oggi è passato il mattino, il giorno è sul declinare e non vieni ancora? Gesù, che strazio è la tua privazione, che morte continua! Eppure sono del tutto abbandonata nella tua Volontà, anzi te la offro questa tua privazione, come tu m’insegni, per dare la salvezza a tante altre anime per quanti istanti sono priva di te. Le pene che soffro mentre son priva di te le metto come corona intorno al tuo cuore, per impedire che le offese delle creature entrino nel tuo cuore e per impedire a te che condanni alcun'anima all'inferno. Ma con tutto ciò, o mio Gesù, la natura me la sento sconvolgere ed incessantemente ti chiamo, ti cerco, ti sospiro”.
In questo mentre il mio amabile Gesù mi ha steso le sue braccia al collo, e stringendomi mi ha detto:
“Figlia mia, dimmi, che desideri, che vuoi fare, che ami?”
Ed io: “Desidero te e che tutte le anime si salvino; voglio fare la tua Volontà ed amo te solo”.
E lui: “Sicché desideri ciò che voglio io; con ciò tu tieni in proprio pugno me ed io te, né tu puoi disgiungerti da me né io da te. Come dunque dici che ti ho lasciato?”
Poi ha soggiunto con un accento tenero: “Figlia mia, chi fa la mia Volontà è tanto immedesimato con me, che il suo cuore ed il mio formano uno solo; e siccome tutte le anime che si salvano, si salvano per mezzo di questo cuore - e come si forma il palpito così prendono il volo alla salvezza uscendo dalla bocca di questo cuore - sicché darò all'anima il merito di quelle anime salve, avendo voluto lei insieme con me la salvezza di quelle anime, ed essendomi servito di lei come vita del mio proprio cuore”.
(Libro di Cielo 11° Volume - 28 luglio 1915)