“Figlia mia, tutto ciò che fai per me, anche un respiro, entra in me come pegno del tuo amore per me, ed io in contraccambio te li do a te i miei pegni d’amore. Sicché l’anima può dire: ‘Io vivo dei pegni che mi dà il mio diletto Gesù’”.
Poi ha soggiunto: “Figlia diletta mia, vivendo tu della mia vita, la tua vita si può dire che è finita, non più vivi; onde non vivendo più tu, ma io, tutto ciò che ti fanno, piaceri o dispiaceri, io lo ricevo come fatto a me proprio, e ciò lo puoi comprendere da questo: che ciò che ti fanno, o piaceri o dispiaceri, tu non senti niente. Ciò significa che ci deve essere un altro che deve sentire quel piacere o dispiacere; e chi altro lo può sentire se non io che vivo in te e che ti amo tanto tanto?”
(Libro di Cielo 11° Volume - 18 febbraio 1912)