Gesù, stringendomi a sé, con una luce che mi gettava nella mente mi ha detto: “Figlia mia, la mia Volontà è principio, mezzo e fine di ogni virtù; senza il germe della mia Volontà non si può dare il nome di vera virtù. La mia Volontà è come il germe alla pianta; dopo che esso ha sprofondato le sue radici sotto terra, quanto più profonde sono, tanto più alto vi forma l’albero, che il germe contiene. Sicché, prima c’è il germe; questo forma le radici; le radici hanno la forza di far sprigionare da sotto terra la pianta e, come si sprofondano le radici, così si formano i rami, i quali vanno crescendo tanto alti, da formare una bella corona; questa formerà la gloria dell’albero che, producendo abbondanti frutti, formerà l’utile e la gloria di colui che ne gettò il germe.
Questa è l’immagine della mia Chiesa: il germe è la mia Volontà, in cui la mia Chiesa nacque e crebbe; ma perché l’albero cresca, ci vuole il tempo, e perché dia il frutto, in alcuni alberi ci vuole la lunghezza di secoli; quanto più preziosa è la pianta, tanto più tempo ci vuole. Così è per l’albero della mia Volontà: essendo esso il più prezioso, il più nobile e divino, il più alto, ci voleva il tempo, perché crescesse e facesse conoscere i suoi frutti. Sicché, la Chiesa ha conosciuto il germe e non c’è santità senza di esso; poi ha conosciuto i rami, ma sempre intorno a quest’albero ha girato; ora, Essa deve conoscerne i frutti per nutrirsi e goderseli. Questo sarà tutta la mia gloria e la mia corona, e la gloria e la corona di tutte le virtù e di tutta la Chiesa.
Qual è la tua meraviglia se, invece di manifestare prima, i frutti del mio Volere, li ho manifestati a te, dopo tanti secoli? Se l’albero non si era formato ancora, come poteva far conoscere i frutti? Tutte le cose vanno così. Se si deve fare un re, non si incorona il re se prima non si formano il regno, l’esercito, i ministri, la reggia; all'ultimo si incorona il re. Se si volesse coronare il re senza avere formato il regno, l’esercito, ecc., egli sarebbe un re da burla. Ora, la mia Volontà doveva essere corona di tutto e compimento della mia gloria da parte della creatura, perché solo nella mia Volontà ella può dire: ‘Tutto ho compiuto’, ed Io, trovando in lei compiuto tutto ciò che voglio, non solo le faccio conoscere i frutti, ma la nutro e la faccio giungere a tale altezza da sorpassare tutti.
Ecco perché amo tanto ed ho tanto interesse che i frutti, gli effetti, i beni immensi che sono nel mio Volere ed il gran bene che l’anima riceve col vivere in Esso siano conosciuti; se non si conoscono, come si possono desiderare? Tanto meno le creature possono nutrirsene. E se Io non facessi conoscere il vivere nel mio Volere: che cosa significa ed i valori che contiene, mancherebbe la corona alla creazione, alle virtù, e la mia opera sarebbe un’opera priva di corona. Vedi, dunque, quanto è necessario che tutto ciò che ti ho detto sul mio Volere esca fuori e sia conosciuto, ed anche la ragione per cui tanto ti sprono, e come sempre ti faccio uscire dall'ordine comune? Se faccio conoscere le altre creature e le grazie ad esse fatte, dopo la loro morte, a te invece permetto, anche vivente, che ciò che ti ho detto sul mio Volere sia conosciuto, poiché se non si conosce non sarà apprezzato, né amato. La conoscenza sarà come il concime all'albero, che farà crescere i frutti, dei quali, ben maturati, si nutriranno le creature. Quale sarà il mio ed il tuo contento!”.
(Libro di Cielo 15° Volume - 28 novembre 1922)