“Figlia mia, per chi lascia tutto ed opera per me ed ama tutto divinamente, tutte le cose sono a sua disposizione. Ed il segno se uno ha lasciato tutto per me ed è giunto ad operare e ad amare tutto divinamente, è se nell'operare, nel parlare, nel pregare, in tutto, non trova più intoppi, dispiaceri, contrasti, opposizioni, perché innanzi a questa potenza di operare ed amare tutto divinamente, tutti piegano la testa e non osano neppure fiatare.
Perché io, padre benevolo, sto sempre a guardia del cuore umano, e vedendolo scivolare da me, cioè operare ed amare umanamente, ci metto le spine, i dispiaceri, le amarezze, le quali pungono ed amareggiano quell'opera e quell'amore umano, e l’anima vedendosi punta scorge che quel suo modo non è divino, entra in sé stessa ed agisce diversamente; perché le punture sono le sentinelle del cuore umano e gli somministrano gli occhi per fargli vedere chi è che muove l'anima, Dio o la creatura.
Invece quando l’anima lascia tutto, opera ed ama tutto divinamente, gode la mia pace, ed invece di avere le sentinelle e gli occhi delle punture, ha la sentinella della pace che le allontana tutto ciò che la può turbare, e gli occhi dell’amore, i quali occhi mettono in fuga e scottano coloro che vogliano turbarla, perciò [questi] se ne stanno in pace a riguardo di quell'anima e le danno pace e si mettono a sua disposizione.
Pare che l’anima può dire: ‘Nessuno mi tocca, perché sono divina e sono tutta del mio dolce amore Gesù. Nessuno ardisca di turbare il mio dolce riposo col mio sommo Bene, e se ardite, con la potenza di Gesù che è mia vi metterò in fuga’”.
(Libro di Cielo 10° Volume - 10 febbraio 1912)