Continuando il mio solito stato, mi sentivo più che mai amareggiata per la sua privazione. In un momento mi son sentita come assorbita nella Volontà di Dio, e mi sentivo tutto il mio interno tutto acquietato, in modo da non sentire più me stessa, ma in tutto il Volere Divino; anche della sua stessa privazione. Io stessa dicevo fra me stessa: “Che forza, che incanto, che calamita contiene questa Divina Volontà, da far scordare me stessa e fare scorrere in tutto il Volere Divino”. In questo mentre [Gesù] si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, siccome la Volontà Divina è il solo cibo sostanzioso e che contiene tutti i sapori e gusti insieme, adatti all'anima, l’anima trova il suo cibo prelibato e s’acquieta; il desiderio trova il suo cibo e pensa a pascolarsi lentamente e si ferma senza desiderare altro; l'inclinazione non ha dove più tendere perché ha trovato il cibo che la soddisfa; la volontà propria non ha più che volere, perché ha lasciato la volontà propria che formava il suo tormento ed ha trovato la Volontà Divina che forma la sua felicità; ha lasciato la povertà ed ha trovato la ricchezza, non umana ma divina.
Insomma tutto l’interno dell’anima trova il suo cibo, ossia il suo lavorio in cui resta occupata ed assorbita, da non poter andare più oltre, perché in questo cibo e lavorio mentre trova tutti i contenti, trova tanto da fare ed imparare, e gustare sempre nuove cose, che l’anima da una scienza minore impara scienze maggiori, e sempre resta da imparare; da cose piccole passa a cose grandi, da un gusto passa ad altri gusti, e sempre resta altro di nuovo a gustare in questo ambiente della Volontà Divina”.
(Libro di Cielo 12° Volume - 20 novembre 1917)