“Figlia mia, tu sei il mio contento; così mi piace, che l’anima si dimentichi di sé stessa, delle sue miserie, si occupi solo di me, delle mie afflizioni, delle mie amarezze, del mio amore, e con tutta confidenza se ne stia attorno a me. Questa confidenza mi rapisce il cuore e m’inonda di tanta gioia, che come l’anima dimentica tutta sé per me, così io dimentico tutto per lei e la faccio una sola cosa per me, e giungo non solo a darle, ma a farle prendere ciò che vuole.
Al contrario, l’anima che non dimentica tutto per me, anche le sue miserie, e se ne vuol stare intorno a me con tutto rispetto, con timore e senza la confidenza che mi rapisce il cuore, e come se volesse stare con pauroso ritegno con me e tutta circospetta, a questa tale niente do e niente può prendere, perché manca la chiave della confidenza, della scioltezza, della semplicità: cose tutte necessarie, io per dare e lei per prendere; quindi con le miserie viene e con le miserie resta”.
(Libro di Cielo 10° Volume - 19 maggio 1911)