“Figlia mia, tu devi sapere che chi non fa la mia Divina Volontà e non vive in essa, vuole distruggere la propria vita divina in sé, che doveva possedere. Distruggere la propria vita, qual delitto! Chi non condannerebbe chi volesse distruggere la propria vita del corpo, oppure chi non volesse prendere il cibo, [e] si riduce macilento, infermo, inabile a tutto?
Ora chi non fa la mia Volontà distrugge la propria vita che la bontà divina vuol darle; e chi la fa, ma non sempre, e non vive in essa, siccome gli manca il cibo continuo e sufficiente, è il povero malato, senza forza, macilento, inabile a fare il vero bene, e se qualche cosa sembra che fa è senza vita, stentato, perch’è il mio Volere che solo può dargli vita. Che delitto, figlia mia, che delitto, che non merita nessuna pietà!”
(Libro di Cielo 23° Volume - 28 settembre 1927)