“Figlia mia, la mia Volontà perfeziona l’amore, lo modifica, lo restringe, lo ingrandisce in ciò che è più santo e perfetto. L’amore delle volte vorrebbe scappare, divorare tutto; la mia Volontà padroneggia l’amore e dice: ‘Piano, non scappare, perché con lo scappare ti puoi far male, e col volere divorare tutto puoi sbagliare’. L'amore tanto è puro per quanto è uniforme al mio Volere, camminano insieme e si baciano continuamente col bacio di pace.
Altre volte, o per stato di animo o perché nelle scappate non è riuscito come esso voleva, [l’amore] vorrebbe restringermi e quasi neghittosamente sedersi; la mia Volontà lo sprona e gli dice: ‘Cammina, i veri amanti non sono pigri, non stanno oziosi’.
Solo che l’amore allora è sicuro quando è rinchiuso nel mio Volere; sicché l’amore fa apprezzare, desiderare, dà in follie, in eccessi; la mia Volontà rattempera, quieta lo stesso amore e nutrisce di cibo più solido e divino l’anima amante.
Sicché nell'amore ci possono essere molte imperfezioni, ed anche nelle cose sante; nella mia Volontà non mai, tutto è perfetto. Specie figlia mia, succede questo nelle anime amanti e che sono state aggraziate delle mie visite, dei miei baci e carezze, che restano in preda dell’amore quando io le privo di me: l’amore si padroneggia e le rende ansanti, spasimanti, deliranti, folli, inquiete, impazienti.
Sicché se non fosse per la mia Volontà che le nutrisce, le quieta, le corrobora, l’amore le ucciderebbe, sebbene l’amore non è altro che la figlia primogenita della mia Volontà, ma abbisogna d’essere sempre corretto dal mio Volere; ed io l’amo tanto quanto amo me stesso”.
(Libro di Cielo 9° Volume - 12 marzo 1910)