Stavo pensando tra me su tutto ciò che sta scritto, e dicevo tra me che non erano cose né necessarie né serie; potevo fare a meno di metterle su carta, ma l’ubbidienza lo ha voluto ed io ero in dovere di dire il Fiat anche in questo... Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, eppure era tutto necessario per far conoscere come si vive nel mio Volere. Non dicendo tutto, tu faresti mancare una qualità del modo come vivere in Esso, e quindi non potrebbero avere gli scritti il pieno effetto del vivere nella mia Volontà; come per esempio sull'abbandono del vivere nel mio Volere: se l’anima non vivesse del tutto abbandonata nella mia Volontà, sarebbe come una persona che abitasse in un sontuoso palazzo, ed ora esce ad una finestra, ora ad un balcone, ora scende al portone; sicché la poveretta poco o di passaggio vi passa da qualche stanza, e così non se ne intende né del regime, né del lavoro che ci vuole, né dei beni che ci sono, né ciò che può prendere, né ciò che può dare. Chissà quanti beni ci sono, e lei non se ne intende; perciò non ama come dovrebbe amare, né fa quella stima che merita quel palazzo.
Ora, all'anima che vive nella mia Volontà e non è del tutto abbandonata in Essa, le riflessioni proprie, le cure di se stessa, i timori, le turbazioni, non sono altro che le finestre, i balconi, i portoni che si forma nella mia Volontà, e uscendo spesso spesso, è costretta a vedere e sentire le miserie della vita umana; e siccome le miserie sono proprietà sua, e le ricchezze della mia Volontà sono mie, più si attacca alle miserie che alle ricchezze, onde non prenderà amore né gusterà che significa vivere nel mio Volere; ed essendosi formata il portone, un giorno o l’altro se ne andrà per vivere nel misero tugurio della sua volontà. Vedi dunque come è necessario il pieno abbandono in me, per vivere nella mia Volontà. Essa non ha bisogno delle miserie della volontà umana; vuole la creatura a vivere insieme a lei, bella, come la mise fuori dal suo seno, senza il misero corredo che si è formata nell'esilio della vita; altrimenti ci sarebbe disparità, che porterebbe dolore alla mia [Volontà] ed infelicità alla volontà umana.
Vedi come è necessario far capire che ci vuole il pieno abbandono per vivere nella mia Volontà? E tu dici che non era necessario scrivere su ciò? Ti compatisco, perché tu non vedi ciò che veggo Io, perciò lo prendi alla leggera”.
(Libro di Cielo 16° Volume - 10 febbraio 1924)
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