“Figlia mia, come mi trovo male nell'anima che fa regnare la sua volontà! Succede come ad un padre che va a trovare un suo figlio lontano, oppure un amico ad un altro amico... Mentre bussa, si apre la porta, ma lo si riceve freddamente, lo si fa restare alla prima stanza, non si prepara il pranzo, non il letto dove farlo riposare, non gli si fa parte né delle gioie di quella casa né gli si confidano le pene… che affronto! Che dolore per questo padre, oppure amico! Se ha portato tesori per complimentarlo, nulla ha animo di lasciarvi, e se ne va trafitto nel fondo del suo cuore.
Tutto al contrario succede in un’anima che fa regnare in sé la mia Volontà. Figurati qui un figlio amantissimo che appena sente bussare ed apre, vede il suo genitore tanto desiderato, lo abbraccia, lo bacia, lo introduce, mette in festa tutta la casa, gli fa preparare il migliore dei pranzi, il più soffice dei letti; anzi, gli dà piena padronanza di tutta la casa e pure di se stesso. Lo stesso figurati di un amico amatissimo, desideratissimo.
Questo è onore, amore, sudditanza di un figlio verso il proprio padre; questo è affetto verace e stima di un amico sviscerato verso un amico del cuore. In tal caso, tutti i tesori che quel padre ha portato per il figlio suo, tutti i doni che l’amico ha portato per il suo fedele amico, non torneranno indietro, ma tutti saranno versati in seno del figlio dal padre così bene accolto, e dall'amante amico in seno del suo caro amico, dal quale con tanto affetto fu ricevuto e ben trattato.
Tale è la mia Volontà: viene dal cielo per abitare nelle anime. Beata è l’anima che l’accoglie e la fa regnare; ma misere le tante anime che non la vogliono accogliere e non vogliono che regni in loro, e la lasciano fuori come una straniera e una derelitta. Ma la mia Volontà non si parte, ad onta che mi tengono da straniero: rimango in mezzo a loro aspettando, per dar loro i miei beni, le mie grazie e la mia santità”.
(Libro di Cielo 17° Volume - 8 febbrai 1925)