Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo un essere proprio inutile; non sapevo pensare né a peccati né a freddezze né a fervore. Tutte le cose le guardavo d’uno stesso modo, mi sento indifferente a tutto, di nessuna cosa mi occupo, che del Volere Santo di Dio, ma senza ansietà, anzi nella più perfetta calma.
Onde dicevo tra me stessa: “Che stato cattivo è il mio! Avessi almeno il pensiero dei miei peccati; eppure pare che ne son contenta. Oh, Dio Santo, che disgrazia è la mia!” Mentre ciò dicevo, il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, quelli che vivono nel basso, respirando l’aria che tutti respirano, sono costretti a sentire le diverse mutazioni dei tempi, cioè il freddo, il caldo, la pioggia, la grandine, i venti, la notte, il giorno; ma chi vive in alto, dove l’aria finisce, non è soggetto a sentire queste mutazioni di tempi dove non c’è altro che perfetto giorno, e non sentendo queste mutazioni, naturalmente non si dà nessun pensiero.
Così succede a chi vive nell'alto e della sola aria divina: essendo il mio Essere non soggetto a mutazioni, sempre eguale, sempre pacifico ed in pieno contento, che meraviglia che chi vive in me, del Voler mio e [della] mia stessa aria, non si dia di nessuna cosa pensiero? Sicché tu vorresti vivere nel basso come vive la generalità, cioè fuori di me, di aria umana, di passioni...?”.
(Libro di Cielo 9° Volume - 24 maggio 1910)