“Figlia mia, tu devi sapere che l’anima è il mio campo, dove Io lavoro, semino e raccolgo; ma il mio campo prediletto è l’anima che vive nella mia Volontà. In questo campo il mio lavoro è dilettevole; non m’infango nel seminare, perché la mia Volontà l’ha convertito in campo li luce; il suo terreno è vergine, puro e celeste, ed Io mi diverto molto nel seminare in esso piccole luci, quasi come una rugiada che il sole della mia Volontà forma...
Oh, com'è bello vedere questo campo dell’anima tutto coperto di tante stille di luce, che man mano che crescono formano tanti soli! La vista è incantevole; tutto il cielo è rapito dalla sua vista, e stanno tutti attenti a guardare il celeste agricoltore che con tanta maestria coltiva questo campo, e che possiede un seme così nobile da convertirlo in sole.
Ora, figlia mia, questo campo è mio, e ne faccio ciò che voglio; quando questi soli si son formati, Io li raccolgo e li porto in cielo, come la più bella conquista della mia Volontà, e ritorno di nuovo al lavoro del mio campo, quindi metto tutto sossopra, e la piccola figlia del mio Volere si sente tutto finire, tutto morire; ai soli sì sfolgoranti di luce, vede sostituirsi le stille di luce che Io vado seminando, e crede che tutto perisce. Come t'inganni!
È il nuovo raccolto che si deve preparare, e siccome lo voglio fare più bello del primo e allargarlo di più per poter raddoppiare il mio raccolto, il lavoro a primo aspetto sembra più stentato, e l’anima ne soffre di più, ma quelle pene sono come le zappate al terreno, che fanno andare più giù il seme per farlo germogliare più sicuro, più fecondo e bello.
Non vedi tu un campo, quando è mietuto, come resta squallido e povero? Ma lascia che si semini di nuovo, e lo vedrai più fiorito di prima. Perciò lasciami fare; e tu, col vivere nel mio Volere, starai insieme con me al lavoro; semineremo insieme le piccole stille di luce, faremo a gara a chi ne semina di più; quindi, or ci divertiremo nel seminare, ora nel riposare, ma sempre insieme... Lo so, lo so quale è il tuo più forte timore: che ancora Io ti lasci. No, non ti lascio; chi vive nel mio Volere è inseparabile da me”.
(Libro di Cielo 16° Volume - 20 ottobre 1923)